Davide Calì intervista Torben Kuhlmann

In occasione di Tempo di Libri, fiera del libro di Milano, l’autore e art director Davide Calì ha intervistato l’illustratore tedesco Torben Kuhlmann.

Lasciami dire prima di tutto che sei un illustratore davvero notevole.
In quest’epoca di illustratori grafici e minimalisti il tuo lavoro è sorprendentemente dettagliato.
Quindi, cominciamo parlando di tempo: quanto ce ne vuole per fare un libro?

Grazie per il complimento! Mi piace davvero creare immagini realistiche per le mie storie. Mi piace arricchire il mondo dei miei topini avventurosi con il maggior numero possibile di dettagli, così che i bambini si divertano scoprendo sempre nuove cose nelle illustrazioni.
Questo ovviamente richiede molto tempo per completare un libro, ma è bello spendere tempo per rifinire una storia. Con sufficiente ispirazione ed energia, giorni e settimane trascorrono velocemente.
Lindbergh” e “Armstrong” sono stati lunghi da fare per via del grosso numero di illustrazioni. Mi ci è voluto un anno per finire “Armstrong”.
Per riuscire a stare nei tempi ho dovuto fare circa un’illustrazione a settimana.

Prima di cominciare un libro ti prendi il tempo di studiare, cercare riferimenti?

Sì, certo. La ricerca è una parte molto importante. E’ il primo passo prima di cominciare qualsiasi disegno. Per illustrare oggetti come razzi e aeroplani in modo realistico, devi prima capire come funzionano. Solo così diventano credibili.
Per esempio, è stato molto importante per me che gli aeroplani costruiti dal topolino inventore in “Lindbergh” siano non solo credibili ma realmente ispirati ai primi aeroplani costruiti dall’uomo.

E che materiali usi per le tue ricerche?

Guardo moltissimi libri, cerco cose su internet e sfoglio vecchi album di famiglia.

Il tuo primo libro era… la tua tesi d’esame! Quindi sei stato un bravo studente?

Sì, “Lindbergh” è stato la mia tesi d’esame. Avevo deciso di scrivere e illustrare un libro per bambini come progetto finale all’accademia. Mi sembrava un modo per combinare insieme diversi tipi e sfaccettature di illustrazione. A scuola saltavo da una cosa all’altra, ho provato tutto quello che potevo, dall’illustrazione scientifica all’animazione. Per cui mi sono ritrovato con una collezione di piccoli progetti, spesso incompleti, ma per laurearmi mi serviva qualcosa di grande, personale e finito, che mettesse insieme tutto. Mi sono laureato a giugno 2012. Il libro è stato scelto dalla Fiera di Bologna dell’anno successivo, per cui tecnicamente, non ero più uno studente!
Per rispondere alla tua domanda, se fossi un bravo studente, dovresti chiedere ai miei insegnanti. Ma spero di aver fatto bene!

Dopo Lindbergh hai fatto un libro su Armstrong.
Si direbbe che sei affascinato dal volo? Ci sono alter ragioni per aver scelto questi due personaggi?

Da che mi ricordo, sono sempre stato affascinato dalla storia dell’aviazione. Penso sia davvero ispirante pensare ai primi inventori, che montavano strani aggeggi nel fienile di casa nella speranza di costruire il primo aeroplano volante.
E poi, decenni più tardi, c’è stata la grande sfida per portare l’uomo sulla luna. Queste sono incredibili conquiste.
Così ho preso a prestito un pochino da questi grandi personaggi e l’ho ristretto alla dimensione di un topo.
Ma è stato importante per me che le avventure dei miei topini fossero legate con eventi reali, un po’ come nel film Forrest Gump, dove la storia inventata del film si fonde con la storia reale.

Si direbbe anche che tu abbia la passione per gli animaletti: topini, talpe…

Mi piace raccontare storie di animali. È interessante costruire una storia come una favola, in cui gli animali si comportano come umani. È un modo per inserire molte metafore nella narrazione. Uno degli esempi più ovvi è nel mio libro “Moletown”, in cui buffe talpine costruiscono una città che somiglia a una città umana. Ma mi piacerebbe anche illustrare qualcosa con personaggi umani in futuro.

E la passione per il disegno, l’avevi fin da bambino?

Sì, ho sempre disegnato e dipinto molto. Già alla scuola materna disegnavo tutto il giorno. Era il mio modo di capire il mondo. Qualsiasi cosa mi interessava, la disegnavo. Ho imparato così molto cose già da piccolo, per esempio l’uso della prospettiva. E il mio metodo non è cambiato da allora. Ancora oggi cerco di capire le cose dissezionandole attraverso matita e pennelli. Il risultato si vede per esempio gli aggeggi e le macchine di “Lindbergh” per esempio.

Da quale illustratore o pittore ti senti ispirato per il tuo lavoro?

Oh, ci sono moltissimi artisti e illustratori a cui mi ispiro. Per nominarne giusto un paio: l’illustratore e pittore americano Norman Rockwell, il maestro dell’acquerello John Singer Sargent, l’illustratore di poster Drew Struzan, e poi Claude Monet, Rene Magritte e molti fumettisti.

A cosa lavori in questo momento?
Puoi raccontarci qualcosa del tuo prossimo libro?

Il mio tavolo è pieno di progetti al momento. Ho appena finito diverse copertine per romanzi adulti, di cui la maggior parte con illustrazioni in bianco e nero all’interno. E ci sono due progetti che ho in testa, uno dei quali completerà la mia trilogia dei topini.

Approfondimenti

Torben Kuhlmann è nato a Sulingen (Germania) nel 1982.
La sua tesi di laurea, Lindbergh (2012) gli ha fruttato il massimo dei voti, ma soprattutto l’immediato successo editoriale. Nel 2013 le sue tavole sono state selezionate per la Mostra degli Illustratori della Bologna Children’s Book Fair.
In Italia, i suoi libri sono editi da Orecchio Acerbo: Lindbergh, Armstrong e Moletown.

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