Luigi Paladin e Laura Pasinetti : Leggere le illustrazioni

Estratto da “Il filo del tempo” (2001)

Da:
Luigi Paladin, Laura Pasinetti Il filo del tempo tra colori e pagine ingiallite. Illustratori e libri per bambini e ragazzi dalla fine dell’Ottocento ad oggi, Roccafranca (BS), La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 2001.

Leggere le illustrazioni
Cos’è l’illustrazione, come si legge, come si gusta

Quando verso la metà degli anni Ottanta si diffuse in Italia il pensiero di Bruno Bottelheim attraverso una delle sue principali opere, Il mondo incantato, ci fu chi, soprattutto tra gli insegnanti e i bibliotecari, colse una posizione critica del grande educatore-psicanalista nei confronti dell’uso e del significato delle illustraizoni nei libri per bambini e ragazzi.
Il passo, più volte ripreso e fatto oggetto di diverse interpretazioni, è il seguente:

“…ai bambini dovrebbe essere data la possibilità di appropriarsi lentamente di una fiaba mediante un’apposizione e una introduzione delle proprie associazioni. E’ per questo motivo, fra parentesi, che i libri di fiabe illustrati, così preferiti sia daadulti sia da bambini moderni, non servono ai principali bisogni del bambino.
Le illustrazioni distraggono invece di essere di aiuto. Studi condotti su testi illustrati per le elementari mostrano che le illustrazioni distraggono da processo di apprendimento invece che favorirlo, perchè sviano l’immaginazione del bambino dal modo in cui egli esprimerebbe la storia per conto proprio. La storia illustrata viene privata di molto del contenuto di significato personale che potrebbe essere reso disopnibile al bambino che le applicasse soltanto le proprie associazioni visive invece di quelle dell’illustrazione.”

Fu necessario un successivo intervento dello stesso autore per chiarire che la riflessione critica andava ristretta a un particolare genere, le fiabe, e ancora di più alle fiabe tradizionali. Queste, nate dalla tradizione orale e popolare, mal sopporterebbero di accompagnarsi alle illustrazioni e limiterebbero l’immaginazione autonoma e personale dei bambini.
L’intervento chiarificatore fa da premessa a una nuova raccolta de “Le favole di Federico” che riunisce dodici tra leprincipali opere ideate da Leo Lionni, geniale architetto che si dedicò con straordinaria passione alla realizzazione di libri illustrati per bambini.

  • Perchè ai bambini piacciono tanto i libri illustrati? Che valore vi attribuiscono e quale fascino ne subiscono?

Rispondendo, definisce anche la sua posizione sui libri illustrati. Il saggio è concentrato di concetti, tutti diretti a sostenere con forza il valore delle illustrazioni nei libri per bambini:
“in un vero libro illustrato come in un sogno nella fantasia di un bambino, l’immagine visiva è primaria e il testo secondario.”
Le immagini di Leo Lionni costituiscono storie dotate di senso, dicono al bambino cose che hanno per lui un significato. In tal modo non solo stimolano la fantasia, ma suggeriscono anche qualcosa di più profondo. Arricchisono la sua vita fantastica e conferiscono maggiore significato alla sua esistenza.” E poi continua:
Alle immagini dovrebbe essere affidato il significato più profondo della storia.”

L’attuale società dell’immagine che affida il codice iconico a una parte sempre più consistente di responsabilità nella diffusione informativa, non può fare a meno di riconoscere alle illustrazioni un ruolo importante e specifico nella trasmissinoe dei sentimenti ,delle emozioni, della fantasia.
Il paradosso è che questo particolare codice è poco studiato, poco riconosciuto e, in campo editoriale, sovente usato solo come abbellimento per incrementare le vendite.
Il significato e la funzione comunicativa delle illustrazioni non si studiano a scuola come si studia la grammatica del testo scritto; troppo spesso nei libri di lettura della scuola dell’obbligo ai brani tratti dai libri per bambini e ragazzi si accompagnano altre illustrazioni, violando così l’originale simbiosi tra testo e immagine. In questo modo l’opera non è più tale; essendo manomessa, è come se un re senza vestiti, una canzone a cui viene tolta la musica originale ed aggiunto un improvvisato sottofondo.

Ma cos’è un’illustrazione? E come si legge?
L’illustrazione non è un quadro, non è un dipinto; è assimilabile piuttosto a un ciclo di affreschi, come i graffiti delle caverne o come i grandi affreschi delle chiese medievali.
L’illustrazione va considerata uno specifico codice di comunicazione che, oltre a trasmettere informazioni, porta con sè profonde componenti emotive, affettive, così da coniugare il piacere dell’informazione a quello estetico.
Ma la sua più profonda specificità consiste nell’interagire con le altre illustrazioni che la precedono e che la seguono, e nel legarsi in simbiosi col testo. Le illustrazioni non sono serve del testo, ma parti essenziali di una comunicazione che appare completa solo se testo e illustrazioni sono presenti così come sono state pensate dall’autore e dall’illustratore.
A differenza di un quadro, la singola illustrazione non ha la pretesa di “racchiudere tutto” all’interno di un’unica cornice, ma rinvia sempre: ora al testo, ora a una successiva immagine, così che arricchisce e si arricchisce di significati, nuove trame, e più approfondite interpretazioni.
Può essere paragonata ad un fotogramma di un film. Anche in questo caso le singole immagini di una pellicola si possono cogliere e apprezzare nel ritmo della successione e vengono valorizzate nel rapporto con gli altri codici che le accompagnano, verbale e musicale.
Le illustrazioni si presentano in vari modi: a volte sono da sole, senza testo, ad esse è interamente affidata la trama, che si evince da una lettura basata sugli elementi presenti nella singola illustrazione (lettura sincronica) e nella successione delle illustrazioni, collegando in un percorso completo le illustrazioni che precedono con quelle che seguono (lettura diacronica) .
Altre volte le illustrazioni vivono in simbiosi con il testo, così che l’uno non può vivere senza le altre, completandosi a vicenda, in un gioco di reciproci rimandi.
Si tratta per lo più di opere di autori-illustratori come Maurice Sendak, Leo Lionni, Nicoletta Costa, Pinin Carpi, Helme Heine, Eric Carle, Babette Cole, David McKee…
Altre volte ancora, alle illustrazioni viene affidato il compito di valorizzare alcuni momenti salienti dell’opera. In questo caso le illustrazioni si affiancano al relativo testo e si trovano disseminate in tutto il libro o in quelle parti della trama che più hanno sollecitato l’intervento successivo dell’illustratore.
L’illustrazione è dunque un codice comunicativo sempre “in rapporto”: a volte con l’intero testo, a volte con alcuni momenti della trama e a volte solo con le illustrazioni che precedono e con quelle che seguono.
La conseguenza più ovvia è che il messaggio delle illustrazioni può venire letto e assaporato completamente solo all’interno di quell’edizione che le ha viste nascere. Le illustrazioni vivono nel ilbro, la loro cornice è bianca come la carta su cui sono state impresse, vengono pensate per una precisa forma di libro.
Con i caratteri del testo si relazionano in un rapporto di interdipendenza, a volte spostandono i margini, altre volte lasciandoli invadere.
Strumenti docili in mano a specialisti che, attraverso macchine e varie tecniche di stampa, le impaginano e le riproducono in centinaia o migliaia di copie, la loro ricchezza sta nella molteplicità, nel potersi muovere, incontrare in ogni momento e in spazi diversi piccoli e grandi lettori.

Come leggere allora le illustrazioni?
Come un codice comunicativo che trasmette l’intenzione artistica e l’interpretazione dell’artista-illustratore, come un secondo livello di lettura, aaccanto a quella del testo scritto, con le modalità specifiche dell’emisfero destro del nostro cervello: originalità, spazialità, sintesi. Una “Buona” illustrazione non equivale alla singola bella illustrazione, non si appiattisce sul testo, ma crea rinvii creativi e coerenti tra una e l’altra, tra l’una e il testo, tra lo scrittore e l’illustratore, tra questi ultimi e noi, presi e sorpresi con la voglia di ritornare a vedere.
Al di là dello stile e delle tecniche che ogni illustratore utilizza, è possibile segnalare alcuni elementi che nella lettura delle illustrazioni andrebbero tenuti in considerazione per apprezzare meglio un’opera illustrata

  1. La complementarità tra testo e illustrazioni, per cui viene naturale passare dal codice scritto a quello iconico, in una lettura continua e senza stacchi, fluida poichè ogni codice colma i vuoti dell’altro. […] L’esempio più significativo è quello rappresentato dal caso di Pinocchio, opera fra le più illustrate e con la quale generazioni di illustratori si sono cimentati. Il motivo di tanta attenzione risiede nel fatto che Collodi rifugge da particolareggiate descrizioni dei suoi personaggi, cosicché ogni illustratore in quest’opera trova campo aperto per esprimere la propria creatività colmando i vuoti del testo. Si possono così ammiraer il Gatto e la Volpe minuzioni e realistici in Chiostri, oppure quelli antropomorfi in Accornero.
  2. Il potere evocativo delle immagini, che attraverso la rappresentazione di elementi posturali, mimici, facciali o di contesto, permette di cogliere gli stati d’animo, le sensazioni , i vissuti dei protagonisti, suscitando atmosfere e profonde risonanze interne al lettore. Un esempio significativo è il ibro “Nel Paese dei mostri selvaggi” di Maurice Sendak.
  3. L’essenzialità, non la semplicità o la banalità, ma l’estrapolazione e la rappresentazione dei tratti salienti, archetipici, dell’immagine mentale che ognuno di noi ha delle cose, degli animali, degli esseri viventi. Essenzialità come sintesi, come attribuzione di forza espressiva a pochi, centrali elementi. Straordinari esempi di questa capacità di sintesi espressia sono dati da Iela Mari, ne “Il palloncino rosso”, da Attilio in “Pensa e ripensa”, da Altan nei “Libri di Kika”, da Bruno Angoletta in “Le meraviglie della casa bianca” o da Sergio Tofano ne “Le avventure del signor Bonaventura”.
  4. La capacità di suscitare il gusto per il bello, per la buona forma, l’armonia delle parti, dove nuovo e originale si combinano creando evocazioni ed emozioni estetiche, senza che venga mai perso lo specifico valore comunicativo. Si pensi alle opere di Emanuele Luzzati, a quelle di Kveta Pacovska, di Lisbeth Zwerger, di Octavia Monaco.
  5. La scelta delle prospettive, dei punti di vista, dei tagli, di quei particolari che valorizzano la comunicazione senza appesantirla. Grandi opere illustrate sono state realizzate da Mussino, Gustavino, Accornero, Innocenti, Sinopico.

Forse la lettura più piacevole è però quella di abbandonarsi all’incanto delle pagine illustrate, senza pregiudizi e
stereotipate valutazioni, lontani pe run momento dalle dilaganti immagini mediatiche, magari in compagnia di genitori, figli o nipoti.

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