Ma ci sono cose che fanno paura tutto l’anno. Come l’invio di un portfolio pieno di errori!
Ne riconosci qualcuno in questo elenco? Sbagliando si impara. :-)
Se guardo i miei vecchi portfolio (che ho conservato come monito) mi accorgo di come fossero meno efficaci di quelli che preparo negli ultimi anni.
E’ normale. L’importante è correre ai ripari!
Gli errori possono riguardare due elementi in particolare.
Sono quelli che hanno a che fare proprio con le immagini che abbiamo scelto.
Il tuo portfolio non ha niente che non va. Ma il modo in cui lo presenti fa la differenza.
Soprattutto gli editori, a volte richiedono formati particolari, non ricevono allegati in casella e vogliono solo il link al portfolio online; altri ancora accettano solo l’invio cartaceo o del CD.
Vai sul sicuro e leggi sempre le linee guida messe a disposizione sui loro siti.
Avete mai notato come a volte un disegno dal vivo renda benissimo, ma dopo essere stato scansito abbia perso tutta la sua forza? Quando succede, è molto frustrante.
Lo scanner infatti, può sfalsare la resa finale ed è di fondamentale importanza riuscire a recuperare il nostro disegno così come lo vediamo fuori dallo schermo.
Come? Con la tecnica digitale!
Photoshop può aiutarci anche se abbiamo cambiato idea su un particolare cromatico o perché no, di struttura; o magari perché c’è una macchiolina o un segno di matita involontario che non possiamo lasciare lì.
In questa ottica, la post produzione digitale è uno strumento prezioso e irrinunciabile.
Per farvi un esempio ho usato uno dei miei semplici acquerellini veloci su fondo bianco, che ci permette di vedere all’opera Photoshop nel migliorare un disegno tradizionale. Nella scansione è stato molto penalizzato, diventando opaco; per giunta, prima di scansionarlo l’ho anche sporcato accidentalmente con un altro disegno.
Insomma,ce le aveva un po’ tutte, ma proprio per questo era perfetto allo scopo, no? :-)
Per creare un nuovo file in cui modificare il nostro disegno, selezioniamo con lo strumento Lazo tutto quello che ci interessa, poi lo copiamo, o dal menù “Modifica – Copia” oppure tramite il comando da tastiera Ctrl+C.
Creiamo un nuovo file a fondo bianco con le giuste misure e risoluzione, poi incolliamo il disegno in questa nuova area, o dal menù “Modifica – Incolla” oppure tramite comando da tastiera Ctrl+V.
Come da immagine, dobbiamo avere due livelli: uno con fondo bianco e l’altro che contiene unicamente il disegno.
A questo punto siamo pronti ad affrontare la parte forse più importante della post produzione di un disegno tradizionale digitalizzato: i chiari e gli scuri.
Come dicevo prima, a volte gli scanner (anche quelli di buona qualità) non tirano fuori il meglio dei nostri disegni, perché per permettere l’acquisizione dell’immagine, viene proiettata una luce fortissima sulla superficie del foglio, che quindi risulta più chiaro e a contrasto quasi nullo.
Questo succede soprattutto scansionando acquarelli e pastelli acquerellabili, ma anche se usiamo le matite in maniera molto delicata sul foglio.
Selezioniamo allora lo strumento Valori Tonali, che troviamo nel menù Immagine – Regolazioni.
Attenzione
Nel mio caso, da vera maldestra quale sono, avevo sporcato il disegno con la continuazione di un altro acquerello a fianco e così ora mi trovo con una riga verde sul lato destro dell’alga.
Questa fase della post produzione è delicata, perciò armiamoci di pazienza e precisione: si crea un nuovo livello chiamato “cancellatura” , per poi selezionare un pennello che riproduce delle forme ad acquarello.
Col colore bianco, lentamente e con lo zoom bene attivato, “dipingiamo” sopra quella porzione rovinata di alga.
In questo caso il pennello è utilizzato al 100% di opacità e flusso, ma può capitare di usarlo con opacità più ridotta (dal 30 al 50%) se vogliamo un effetto meno netto sulla cancellatura.
Attenzione
Ecco l’immagine “ripulita” del pezzetto in eccesso:
Questa fase non la affronteremo sempre ,ma solo se decideremo di enfatizzare alcune tinte all’interno del nostro disegno.
In questo caso ci verrà in soccorso lo strumento Bilanciamento colore, che ci permetterà di accendere i viola/magenta, i blu, i ciani e così via.
Giochiamo delicatamente con le leve, osservando come cambiano i colori sul nostro disegno. Quando siamo soddisfatti del risultato finale, salviamo.
Era facile, vero? :-)
Nell’articolo dedicato alla traduzione dei 10 consigli di Anna Goodson, abbiamo scoperto le caratteristiche di una comunicazione efficace per stringere un primo contatto con un potenziale agente.
Prima ancora, però, dovremmo avere scelto bene chi contattare. Come farlo?
Al momento in cui scrivo i miei lavori sono rappresentati da due agenzie: Illustopia e Advocate Art che, per accordi contrattuali, si occupano di zone geografiche differenti.
Ho sentito l’esigenza di appoggiarmi ad un agente per poter raggiungere dei bacini di mercato quasi del tutto inaccessibili senza una figura intermediaria, primo fra tutti quello anglosassone, che è sempre stato uno dei miei obbiettivi professionali.
Una nota doverosa, prima che si scateni la caccia grossa all’agente!
Molti dei miei amici e colleghi non sono rappresentati e lavorano ugualmente bene.
Essere rappresentati, infatti, non è indispensabile per fare gli illustratori, soprattutto lavorando con clienti italiani, che anzi spesso sono refrattari all’idea di lavorare con un un intermediario fra loro e l’illustratore che hanno ingaggiato per un progetto. Per questo, in Italia lavoro sempre senza il supporto dei miei agenti.
Online si trovano intere directories di agenzie di illustrazione, c’è l’imbarazzo della scelta.
Che è anche nostra, non solo dell’agente. Insomma, non siamo solo noi a venire selezionati da un’agenzia, dovremo valutare bene chi può rappresentare il nostro lavoro.
1: Nomi e cognomi
Un agente serio ci mette la faccia. Se c’è almeno il nome completo del fondatore dell’agenzia, buon segno.
Un rapido controllo su LinkedIn potrebbe aiutarci a capire com’è organizzata l’attività.
2: Recapiti chiari
La trasparenza è tutto: verifichiamo che sul sito siano disponibili i dati commerciali dell’attività, ovvero indirizzo fisico e email, numero di telefono. Google Maps ci può anche aiutare a capire se l’indirizzo è vero o fittizio.
3: Un sito professionale
Un sito ben fatto ci dice che l’agenzia investe nella promozione degli artisti che rappresenta e che si tiene aggiornata in modo competitivo sul mercato. Viceversa, un sito antidiluviano ci dice l’esatto opposto.
4: Affinità
Meglio accertarci che l’agenzia da contattare si occupi di settori in cui già lavoriamo o in cui desideriamo inserirci. Osserviamo se il nostro stile sarebbe adatto a quelli trattati, consultando le gallery degli artisti rappresentati.
5: Qualità dei lavori sul sito
Bisogna sempre mirare in alto: una buona agenzia (che cioè lavora tanto) deve portarci più lavoro e per farlo, rappresenterà bravi illustratori. Le gallery ci raccontano quanto un’agenzia è selettiva. Più lo è, meglio è (e non il contrario come potremmo pensare!)
6. Nessuna richiesta di soldi
Un’agenzia seria non chiederà denaro per finanziare materiale promozionale: occuparsene anche economicamente è il suo lavoro! Bisogna sempre leggere bene i contratti e se questo aspetto non viene menzionato è meglio chiedere.
Il piglio di Anna Goodson potrà apparire duro e lapidario, ma dopo qualche anno da illustratrice per professione capisco bene le linee guida che ha stilato per spiegare come contattare un agente (e soprattutto come non farlo).
Spesso, infatti, ci dimentichiamo che dall’altra parte dello schermo sarà una persona a leggere la nostra email, soppesarla, a visionare il materiale che abbiamo inviato. E non dovrebbe succedere, sia per rispetto del suo tempo, sia perché va contro i nostri stessi interessi.
Anna Goodson, fondatrice della Anna Goodson Illustration, lavora da più di vent’anni nel mercato dell’illustrazione e spesso dona spunti molto interessanti nei suoi post.
Per questo motivo ho deciso di tradurre per i miei studenti questi 20 punti e di condividerli anche sul blog. Scusate le eventuali imprecisioni linguistiche e alcuni tagli, ma non sono una traduttrice e ho deciso di abbreviare un po’ ;-)
Trovate qui l’articolo originale.
So che leggere tutti questi “fate” e “non fate” in quei due lunghi elenchi può incutere timore, ma se ci riflettete bene non si tratta che di semplici regole di buon senso ed educazione.
Altri accorgimenti vengono spontanei col tempo, ma quelli forniti da Anna Goodson mi sembrano ottimi punti di partenza.
Un agente non è il nostro migliore amico, è un collaboratore. Si lavora insieme, si cercano soluzioni nell’interesse di entrambi. Per questo motivo il rispetto deve essere alla base di un rapporto che deve sempre rimanere professionale da parte di ambo le parti. E deve esserci fin dalla prima email, che rappresenta l’equivalente digitale del nostro biglietto da visita. Lo tireremmo mai in faccia a qualcuno? O li tireremmo mai tutti insieme come il granturco ai piccioni in piazza Duomo? Ecco cosa intendevo, quando mi riferivo al semplice buon senso! :-)
Si può dire poi, che a grandi linee le regole riportate nell’elenco che ho tradotto dall’articolo della Goodson, siano applicabili anche all’interno di un altro contesto: quello in cui ci si propone a dei clienti, editori in primis.
Quindi, facciamone tesoro più che possiamo!
Abbiamo visto come proporsi ad un agente: ma quando e come sceglierlo? (Si avete letto bene: anche noi scegliamo chi contattare!)
Lo vedremo il prossimo venerdì.
Stay tuned. :-)
Benedetta tecnologia, ormai come faremmo senza?
Telefoni con cui non telefoniamo ma facciamo tutto il resto, orologi che riportano notifiche social che vorremmo non dover vedere, biglietti elettronici con cui ci sentiamo nel futuro vero, ma che per sicurezza finiamo comunque con lo stampare.
Ma soprattutto, il disegno digitale: le infinite possibilità di essere veloci, modificare senza limiti… e di prenderci una gastrite da record.
Eh sì, anche per disegnare a computer occorre una buona dose di pazienza, perché i problemi non mancano.
Ma l’importante è avere una pratica guida sottomano: eccone una che ci permette di risolvere i guai più comuni quando si tratta di tavolette grafiche!
Alimentazione
Legati a cavi, spinotti e prese.
Hardware
Graffiature, rotture, parti mancanti.
Software
Driver, sistema operativo, programmi.
Non a caso è il problema numero uno: il più comune.
E può avere origini di diverso tipo. Le soluzioni variano a seconda della natura del problema, vediamone alcune.
I driver costituiscono la causa più diffusa di problemi con la tavoletta grafica, in particolar modo perché il loro funzionamento è molto delicato e suscettibile ai cambiamenti.
Sono programmini strani e capricciosi alle volte, dobbiamo munirci di pazienza e se danno problemi andare per tentativi. Possibilmente senza defenestrare computer e tavoletta!
Ecco alcuni spunti in ordine sparso.
Questo è al cento per cento un problema di driver.
Ed è anche abbastanza controverso, perché la soluzione non è sempre la stessa per tutti, purtroppo.
Negli ultimi anni ho notato una certa incuria nella gestione degli aggiornamenti dei driver da parte delle case madri. E si creano anche situazioni in cui, contattata l’assistenza, passano settimane e mesi per capire come si può risolvere il tutto.
Il mio consiglio spassionato è: se avete urgenza di disegnare, non è il momento di aggiornare ad un nuovo sistema operativo. Come dicono gli inglesi “Hold your horses!” Aspettate di aver fatto tutto! O per i professionisti, di aver consegnato le tavole al cliente.
Questo si può verificare in due situazioni, ciascuna prevede una soluzione diversa. Vediamole.
La maggior parte delle tavolette grafiche necessita solamente di un’entrata USB.
Così non è invece per le tavolette come le CintiQ (display interattivo) che vengono collegate al computer sia tramite USB che tramite cavo HDMI.
Ora, se è vero che il collegamento HDMI viene fornito dalla casa produttrice in un cavo 3 in 1, è possibile in caso di computer molto vecchio che non si disponga di un’entrata valida in cui inserire questo cavo. A me è capitato col mio vecchio PC fisso: se la vostra macchina ha diversi anni, attenzione a questo aspetto. Potrebbe anche disporre di un HDMI ma in una posizione troppo scomoda per il collegamento alla tavoletta.
Ormai da un po’ di tempo i comandi touch sono diventati onnipresenti nei modelli di ogni fascia di prezzo.
A volte, però, possono dare qualche grattacapo: comunque, facilmente risolvibile!
Questo è uno dei problemi più fastidiosi, particolarmente sulle tavolette grafiche con schermo interattivo. In gergo tecnico (e anglosassone) viene definito “lag” o “lagging“. Se lo cercate su Google, scoprirete un mondo fatto di disperazione e soluzioni più o meno casalinghe.
Succede questo: il movimento della mano (o meglio, della penna) viene percepito in ritardo sullo schermo, perciò il tratto non segue fedelmente il nostro movimento e il disegno digitale diventa molto innaturale.
Il problema del lag può essere di difficile gestione. Non tanto perché risolverlo sia impossibile, quanto per il fatto che ogni fenomeno di ritardo è causato da diversi fattori a seconda del modello della tavoletta.
Così, mi è impossibile riportare tutte le casistiche. Se non avete trovato la soluzione fra queste 4, vietato disperarsi: probabilmente altre persone hanno già avuto problemi di ritardo col vostro stesso modello. Digitate il suo nome + “Lag” o “lagging” e armatevi di una pazienza di livello Dalai Lama.
La spunterete!
Tavolette consumate, tavolette distrutte, tavolette reduci da qualunque tipo di trattamento. Prima di tutto: povere tavolette, un minimo di cura!
Fatta questa necessaria paternale, vi rassicuro: come dicono gli anglosassoni, “shit happens“. E io che ho due gatti che si inseguono sulla mia scrivania lo so bene. Più di una volta ho recuperato con tuffi degni di un portiere di serie A la mia CintiQ in procinto di cadere da un metro di altezza.
Se il fattaccio è già successo, vediamo che fare.
Cosa c’è di più bello di personalizzare le scorciatoie ed i menu su Photoshop a nostro piacimento e secondo le nostre esigenze?
Eppure, la tavoletta grafica può metterci i bastoni fra le ruote… anche in questo caso, su Mac.
Se ci capitano schermi bianchi, freezing e scorciatoie non funzionanti, può trattarsi di un problema di aggiornamenti. Adobe consiglia di aggiornare quindi, e in caso di malfunzionamento persistente, applicare un plugin. Viene spiegato come, qui.
E’ facile pensare che la tavoletta sia responsabile di ogni problema di incompatibilità o malfunzionamento; ma a volte abbiamo una soluzione sotto gli occhi e non la vediamo.
Nel caso di alcuni strani episodi con lo strumento lazo, il problema potrebbe essere solamente Photoshop, in particolar modo fino alla versione CS6: dopo di questa, Adobe ha preso provvedimenti.
Se notate che non riuscite a chiudere o deselezionare dei tracciati, e la vostra versione è proprio la CS6, sappiate che si tratta di un bug del programma e non di un problema di driver della tavoletta.
E’ ciò che all’estero chiamano “jittering“. Le soluzioni possono essere molteplici a seconda del modello (per questo ve l’ho segnalato, se aveste bisogno di rintracciare il fenomeno sui motori di ricerca). Io ho testato solo la soluzione che segue e su Mac ha funzionato bene:
Su Windows, potrebbe essere un problema di impostazioni, questo utente l’ha spiegato molto bene e passo passo, controllate le spunte da attivare e disattivare e dovrebbe tornare tutto in condizioni ottimali!
Questo è un tipico problema dei livelli di pressione e mi capita spesso: lo spessore del pennello o la qualità del tratto non sono come dovrebbero essere.
I livelli di pressione differiscono da modello a modello, ma in certe circostanze possono cambiare anche nella stessa tavoletta e senza il nostro controllo, dando vita a episodi fastidiosi: linee troppo spesse, o troppo sottili (più spesso le prime).
In rete si trovano delle soluzioni drastiche, ma per fortuna a me è sempre bastato chiudere e riaprire Photoshop o Art Rage per risolvere il problema. Ecco invece cosa consigliano in rete:
Guida alle tavolette grafiche: come funzionano, quali sono le parti che le compongono, quali sono le marche più famose e come ci si disegna.
Guida all’acquisto: le fasce di prezzo, come scegliere bene la propria tavoletta grafica in base alle nostre esigenze e non pentirsi di ciò che abbiamo acquistato.
Dopo che ho pubblicato questo disegno ieri in supporto di Draw Togeter
… qualcuno mi ha chiesto “Ma come si fa per disegnare sopra la foto di un oggetto? Le mie vengono male!”
Allora mi sono detta: ma sì, è tanto che non pubblico un mini tutorial, ne faccio uno breve, facile e svelto!
Anche le mie foto vengono “male”, nonostante le scatti con una macchina fotografica e stia attenta alla luce. Vivendo in una casa non abbastanza luminosa, almeno per i miei gusti, scatto vicino a una delle finestre che danno sulla parte più soleggiata del caseggiato. Evito il flash come la peste, perché sfalsa i colori, rende tutto freddo e artificiale, crea aloni fastidiosi sulle superfici metalliche e riflettenti in genere.
Detto questo, visto che si tratta di un oggetto piccolo, mi accerto di poggiarlo su di una superficie chiara se non addirittura bianca. In questo caso ho usato un album da disegno a carta fina, in modo che poi non dovrò avere a che fare con la fastidiosa grana ruvida che crea piccole ombre.
Attivando la modalità “Macro” è fatta: inquadratura da vicino e niente brutte sfocature. Non ho una costosa reflex, solo una semplice Nikon compatta, ma per una foto destinata a questo uso va più che bene. :-)
Il trucco per avere una buona foto utile all’inserzione di un disegno in digitale è un programma di fotoritocco. Ecco come ho preparato la fotografia della spilla da balia per la tavola destinata all’iniziativa Draw Together, in Photoshop.
1- Ho scattato diverse foto dello stesso oggetto.
Di solito mai meno di 10, per essere sicura che almeno una mi piacerà ed è venuta ad una qualità accettabilmente alta. Infatti, disegnare su una foto di scarso impatto pregiudica l’intera qualità della tavola, è un peccato. Scelgo in base al grado di ombra che si è venuto a creare: meno è , è meglio è, almeno in questo caso.
2 – Per questo progetto ho scelto il formato quadrato. Ho creato un nuovo file e ho incollato la foto che ho selezionato fra le altre.
Con CTRL+J duplico il livello della foto.
Poi inizio a correggerla: nel caso (come questo) di oggetti non colorati o che voglio mantenere in bianco e nero, dal menu Immagine — Regolazioni — Togli saturazione la porto in bianco e nero.
3 – La fase cruciale ma facile, del lavoro: la regolazione dei toni di bianco/nero
Tramite il pannello dei Valori Tonali ( Immagine — Regolazioni — Valori Tonali) alzo il valore del bianco (tacca a destra) verso sinistra, e faccio lo stesso, più leggermente, con la tacchetta di sinistra dei neri. In questo caso uso anche i mezzitoni (la tacchetta in mezzo, appunto) schiarendo un po’ il grigio. Non ci sono valori predefiniti da applicare alle immagini da “ripulire”, ogni immagine richiede una scelta diversa.
4 – Pulisco la seppure delicata grana della carta.
Creo un livello vuoto sopra quello della foto, poi imposto l’anti-alias della selezione su 20 pixel (in questo caso), inverto la selezione creata col lazo o con lo strumento penna a seconda dell’esigenza tramite Selezione – Inversa e col secchiello riempio di bianco l’area attorno alla spilla. Così sarò sicura di avere un bianco “che più bianco non si può”, per citare un celebre spot del passato!
Tutto qui, e siamo pronti per disegnare. Visto che differenza?
Ecco cos’ho costruito sulla spilla, aggiungendo prima un livello di riempimento blu in modalità Moltiplica.
Avete seguito questo tutorial con un oggetto di vostra scelta? Postate nei commenti cosa avete disegnato! :-)
In questa seconda parte di guida alle tavolette grafiche (qui la prima parte) andiamo a vedere come sceglierne una e con che modalità acquistarla, valutando l’uso che ne facciamo e quindi cosa ci serve.
Ho raccolto qualche informazione circa le recensioni in rete e ho raggruppato per ogni fascia di prezzo dei modelli, non solo Wacom.
Cosa ci offre il mercato
Quando si tratta di scegliere oggetti di alta tecnologia bisogna sempre tenere presente che vanno a collocarsi in quelle che vengono definite “fasce di mercato”. In parole povere, lo stesso prodotto viene pensato in più versioni per delle esigenze specifiche, dalla più elementare alla più avanzata. Per questo, per esempio, ci sono cellulari da 50 euro e altri da 800. Tutti telefonano e mandano sms, ma ogni modello è indirizzato ad un tipo diverso di utenza.
Le tavolette grafiche non fanno eccezione; così, anche all’interno di una stessa marca, troviamo modelli base e modelli comprensivi di ogni tipo di optional, anche se tutte fanno la stessa cosa: permetterci di disegnare in digitale. Divertendoci! :-)
Premessa: Le fasce di prezzo possono cambiare da marca a marca; per esempio, per avere una tavoletta con display Wacom bisogna spendere almeno 800 euro, mentre con Huion è possibile acquistarne già con meno di metà. Valutate sempre i fattori dell’acquisto e controllate le recensioni online. Già su Amazon si possono consultare.
A grandi linee, basandoci su una distinzione di prezzo e di prestazioni, possiamo individuare tre categorie per le tavolette: amatoriale, professionale e rockstar (brillante termine liberamente preso in prestito da qui).
Attenzione: queste categorie non fanno riferimento all’abilità o alla fama di chi le usa ma, come detto, alle prestazioni della tavoletta, alle necessità, all’uso concreto e alle disponibilità economiche dell’acquirente.
Graphic tablet amatoriale
Budget massimo: 150 euro
E’ la tavoletta che costituisce una sorta di starter kit. E’ indispensabile averne una prima o poi, tra poco vi racconto perché.
La tavoletta amatoriale è perfetta in molti casi, per:
1. Chi disegna saltuariamente o per hobby;
2. Chi non ha mai disegnato o colorato in digitale e non sa se gli piacerà;
3. Chi studia fumetto o illustrazione e sta affrontando le basi della colorazione e del disegno digitale;
4. Chi disegna, anche professionalmente, solo in vettoriale (ad esempio con Illustrator);
5. Chi fa il colorista e si occupa unicamente di basi (selezioni e secchiello), con la priorità di non spendere troppo.
6. Chi si limita a ritoccare fotograficamente alcuni punti delle proprie tavole tradizionali scansionate.
Alcuni modelli che rientrano in questo budget:
(click sul nome per più info)
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Huion 580 circa 45 euro |
Wacom CTL 490DB- S circa 63-67 euro* |
Huion H610 Pro circa 77 euro |
Wacom Intuos Art S circa 95 euro |
Alternative: H58L | Alternative: CTL 490DW |
Alternative: — | Alternative: Wacom One |
Caratteristiche: basica, solo penna, no touch, no wireless | Caratteristiche: modello base di Wacom + Predisposta wi-fi + penna con o senza comandi touch, tasti personalizzabili | Caratteristiche: penna, no wi-fi, no comandi touch | Caratteristiche: Predisposta wi-fi + penna (3 punte opzionali)+ comandi touch + Corel Painter Essentials, tasti personalizzabili |
* Il prezzo nella prima riga si riferisce alla misura S senza comandi touch
Attenzione: se non sapete come funziona un comando touch è possibile vederlo in atto a questo link, al minuto 4:50.
Graphic tablet professionale
Budget massimo: 600 euro
La differenza di budget massimo rispetto alla tavoletta amatoriale è considerevole. E’ dovuto al fatto che le tavolette professionali hanno dei livelli di pressione molto elevati, più del doppio di quelli presenti nelle tablet amatoriali. Per esempio, una Intuos può avere fino a 1024 livelli di pressione ed una Intuos Pro fino a 2048.
Non è cosa da poco: la penna risponde meglio ai comandi e la superficie risponde con più efficienza alla pressione esercitata dalla penna, con un tratto sensibilmente più preciso ed armonico. Oltre a questo, sono presenti punte alternative all’interno del kit. Come avevo descritto nel primo post, si tratta di punte che permettono un trattamento più vario del segno al momento di disegnare.
Sono perfette per:
1. Chi ha deciso di avviare la propria professione di illustratore o fumettista e di fare un’investimento economico per la propria carriera;
2. Chi è già disegnatore professionista e vuole aumentare la qualità e la resa delle proprie tavole;
3. Chi vuole migliorarsi nella resa pittorica della pittura digitale grazie ai sopracitati livelli di pressione avanzati e alle penne e punte personalizzate per effetti speciali.
Alcuni modelli che rientrano in questo budget:
(Click sul nome per più info)
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Wacom Intuos Pro – S circa 185 euro* |
Huion GT-190S 459euro |
Alternative: misura M |
Alternative: — |
Caratteristiche: penna, comandi touch, touchring, punte alternative, kit wireless incluso | Caratteristiche: display interattivo, penna cavo USB, comandi tattili non specificati |
* Il prezzo indicato nella prima riga si riferisce alla misura S
Graphic tablet da rockstar
Budget massimo: oltre 2000 euro
In questa fascia di offerta troviamo quelli che dalla casa produttrice Wacom vengono definiti “display interattivi”. La serie CintiQ che, come spiegavo nella prima parte di questa guida, a differenza delle altre serie offre la possibilità di disegnare direttamente su uno schermo HD (alta definizione). Sono veri e propri schermi aggiuntivi per il nostro computer.
Anche all’interno della categoria troviamo prodotti per diverse esigenze. Dalla Wacom 13HD, come quella che ho acquistato io, alla CintiQ 27 touch, fino ad ora la più grande mai prodotta. Negli ultimi tempi poi è stata aggiunta un’interessante innovazione: la Companion, che permette di disegnare senza il supporto di un computer collegato e quindi di produrre tavole ovunque ci troviamo (dal divano al sedile di un treno!).
Questa linea di tavolette è adatta per:
1. Chi ha alle spalle una certa esperienza nel digitale a livello professionale e ha deciso di fare un investimento nel migliorare esponenzialmente la qualità delle proprie tavole.
2. Chi si focalizza sul digital painting (pittura digitale) e usa molto rese pittoriche e disegni al tratto. Il modo in cui la linea e la texture di un pennello digitale vengono resi da una CintiQ non ha eguali, neppure all’interno della fascia delle tavolette professionali.
3. Chi vuole tornare a disegnare sotto le proprie mani seppure in modo digitale perché trova freddo o disagevole l’approccio “occhi allo schermo”. Oppure migliorare la propria postura: decisamente più comodo per braccia e polsi, collo e occhi durante il disegno.
Alcuni modelli che rientrano in questo budget:
(Click sul nome per più info)
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Huion GT – 220 circa 630 euro |
Wacom CintiQ 13HD 709 euro |
CintiQ Companion2 da 1.550 euro |
Wacom CintiQ 22HD da 1.630 euro |
Alternative: — | Alternative: versione Touch |
Alternative: processore superiore , versione Notebook |
Alternative: misura 24HD |
Caratteristiche: Schermo 16:9, penna a batteria, inclinazione schermo regolabile | Caratteristiche: Risoluzione Full HD, con o senza comandi touch, penna Pro Pen, pannello di supporto regolabile a 3 altezze | Caratteristiche: utilizzabile senza pc o collegato (uso ibrido), processore intel Core i5 o i7, penna Pro Pen, pannello di supporto regolabile a 3 altezze | Caratteristiche: Schermo HD, 16 tasti personalizzabili (express keys), schermo con sistema di rotazione |
Una dovuta riflessione
So bene che quando si è all’inizio di un percorso, qualunque esso sia, si può tendere ad una certa megalomania, ma è comunque bene andare per gradi.
Per alcuni acquisti, in particolar modo quelli tecnologici, potrebbe non essere il momento giusto della nostra vita e della nostra carriera. Pensiamo ad un illustratore o grafico che utilizza solo il vettoriale: in un programma in cui il tratto è quasi zero, i livelli di pressione non hanno praticamente nessuna importanza, vive di tinte piatte. Buon per lui che può stare nei 150 euro di spesa per una tavoletta grafica, oppure entro i 700 se decide di avere un grande kit di punte alternative. Prendiamo ad esempio poi una persona che utilizza la tavoletta per hobby, per pasticciare di tanto in tanto: di certo, nessuno le vieta di comperare la tavoletta con schermo multi accessoriato e spendere quasi tremila euro, soprattutto se può permetterselo.
Ma ammettetelo, non sembra uno spreco? E’ come guidare una Lamborghini per andare a fare la spesa del venerdì, magari indossando un Elie Saab con vere perle, che nemmeno alla notte degli Oscar.
Mi rivolgo soprattutto a quelle persone che si scoraggiano perché hanno appena cominciato a fare disegno digitale e pensano che senza una spesa dagli 800 euro in su non potranno permettersi una tavoletta “come si deve”. Relax. Col tempo farete esperienza e se sarà il caso e vi servirà potrete prendere la tavoletta pro e poi quella rockstar.
Nel frattempo, sappiate che una tavoletta professionale (e anche quella amatoriale, in molti casi) vi dà grandi possibilità per fare delle tavole più che valide.
Conosco illustratori e fumettisti che hanno già pubblicato di tutto e lavorano ancora su una Graphire 3 con Windows XP. Ve la ricordate? Quella uscita nei primi anni del Duemila.
Per scegliere la propria tavoletta , o le proprie tavolette, meglio fare una lista delle proprie esigenze. Per esempio:
Imprescindibile: decidete da subito il vostro budget massimo. Tenete presente che, qualora stiate prendendo in considerazione l’idea di comprare usato, sullo shop di Wacom ci sono ottimi prodotti. Così come su Ebay o Amazon. Consiglio extra: periodicamente vengono messe in vendita le tavolette che sono state usate per saloni e fiere. Sono come nuove e viene loro applicato un prezzo di usato, quando magari sono state toccate per non più di 5 ore. Però vanno via come il pane, non pensiate di trovarle lì dopo giorni e giorni (esperienza più che diretta!).
Stabilire un budget massimo non è così soffocante come sembra, anzi vi dà più libertà. Infatti potrete scartare senza stare lì a sospirare per un prodotto che tanto in questo momento non potreste acquistare. Le analogie fra comprare una tavoletta ed un appartamento sono tantissime. Budget massimo fissato, tanta sofferenza in meno. ;-) garantito!
Valutate tutto in modo accurato. E’ un acquisto che va ponderato bene per non trovarvi a rivendere tutto in poche settimane.
Non dimenticate poi che con gli accessori venduti separatamente potete migliorare la vostra esperienza di disegno anche con una tavoletta non proprio deluxe. Ne avevo parlato nella prima parte di questa guida.
Una tavoletta…su misura
Un altro luogo comune sulle tavolette grafiche è quello secondo cui, come dicono gli anglosassoni “the bigger, the better”. Più è grande (e costoso) e meglio è.
Attenzione perché a volte una tavoletta super-mega-giga è affascinante e ci sembra la cosa più entusiasmante da acquistare, ma non è matematico sia così.
Per quella che è la mia esperienza per esempio, le tavolette più piccole sono le più comode. Ho sempre avuto tavolette S perché sono sempre stata in qualche modo immersa nelle piccole lavorazioni: il miniaturismo prima e la pixel art poi.
Anche quando disegno su carta non mi piace espandermi più di tanto: faccio degli sketch di dimensioni modeste, che poi scandisco ad altissima risoluzione. Il nostro background parla di noi e delle nostre probabili esigenze.
Vi piace disegnare o dipingere su formati A3 o maggiori? Magari una tavoletta S non fa al caso vostro.
E vale anche al contrario: se come me siete soliti trovare già un A4 una grande superficie su cui disegnare, difficilmente vi sentirete a vostro agio con una tavoletta sconfinata.
Mi è capitato più volte di provare delle graphic tablet in diversi contesti: fiere/saloni, ma anche a casa di amici e colleghi, negli studi di agenzie. Ogni volta mi trovavo a disagio davanti a tavolette grandi. Ricordo ancora con un certo senso di colpa la delusione sul volto di una mia amica grafica quando, facendomi provare una CintiQ 22HD in preda al più cieco entusiasmo, dovette scorgere in me un labbrino inorridito. No, non mi piaceva. Per me era grande, ingombrante e scomoda, tanto quanto per lei era eccezionale. Ma infatti, lei prima di fare la grafica si occupava di murales infiniti di metrature assurde!
Potreste scoprire, al contrario di me, che lavorare in grande vi piace anche se fino ad ora vi siete contenuti in spazi ridotti. Ma siccome appunto, stiamo parlando di prodotti oggettivamente costosi, datevi il beneficio del dubbio e trovate modo di fare una prova. Almeno completate uno sketch per intero. Osservate come reagisce il vostro corpo: vi fanno male gli occhi? Vi si affaticano le spalle e il collo? Il polso tira? Il braccio pesa nell’arrivare dall’altra parte della superficie? Sono tutti pessimi segnali: in tutta probabilità non vi ci abituerete.
Lo stesso vale se vi affaticate mentalmente o fisicamente con una tavoletta di taglia ridotta rispetto al vostro approccio.
Insomma, non ci sono un giusto e uno sbagliato in assoluto, ma solo un giusto e uno sbagliato per noi stessi come disegnatori col proprio background personale.
Spendo due parole anche per il rapporto tavoletta-schermo. Se avete uno schermo 27 pollici, lavorare con una tavoletta S può essere davvero gravoso perché la mano dovrà faticare molto per raggiungere i punti più estremi dell’area di lavoro. Cercate di abbinare bene queste due periferiche.
Il discorso diventa diverso nel momento in cui utilizzate un display interattivo: visto che avete il software e la vostra tavola all’interno del vostro display sulla tavoletta, la misura dello schermo principale non sarà importante.
Ricapitolando, per comprare una tavoletta consideriamo questi fattori:
Dall’intersezione di questi fattori troveremo i prodotti che meglio possono venire incontro al nostro modo di lavorare, di conseguenza più difficilmente ci pentiremo dell’acquisto.
Consigli e s-consigli per quanto riguarda la scelta di tavolette? Scrivete nei commenti, che possono costituire una preziosa risorsa per chi legge! :-)
Nel prossimo post vedremo come affrontare diverse problematiche relative alla manutenzione, all’installazione e ai problemi che possono insorgere con driver e software.
Panico, eccitazione, diffidenza, disorientamento? Queste sono le reazioni più diffuse quando si tratta di comprare o cambiare una tavoletta grafica. “Quale scelgo? Sarà il caso di comprarla/cambiarla? E se poi me ne pento?”. Magari avete aperto più volte delle schede tecniche di tavolette e vi è sembrato sanscrito. E si dà il caso che non siate proprio fortissimi in sanscrito, anche perché è una lingua estinta.
Il rischio di impressionarsi davanti alle caratteristiche elencate sui siti che vendono tavolette grafiche è quello di comprare a casaccio, spendere male e pentirsene amaramente. Cosa c’è di peggio che spendere soldi per qualcosa che scopriamo non essere adatto alle nostre esigenze?
Dopo aver ricevuto parecchie domande in merito nel corso di questi ultimi anni ho deciso che era il momento di scrivere una mini guida all’acquisto di una tavoletta grafica, senza tecnicismi eccessivi che non fanno altro che confondere di più.
Prima di tutto, meglio chiarire cos’è una tavoletta grafica: una periferica input collegata al computer, solitamente costituita da una superficie piatta e da una penna grafica senza filo che permette di disegnare in seguito alla pressione esercitata sulla superficie piatta. Sembra cervellotico? Niente panico! Schematizzando, questo è il modo in cui funziona:
Qualcuno si potrà chiedere: ma stiamo già parlando esclusivamente di tavolette Wacom? Sì e no. Non ho avuto solo Wacom, e prima che si creino dubbi strani (non sono rivenditore né prendo alcuna provvigione dalla signora Wacom purtroppo) vi posso informare sul fatto che esistono diverse scuole di pensiero sulla scelta di una tavoletta grafica, sulle marche e sui modelli. Qualcuno si è allontanato da Wacom, per esempio. Se siete indecisi potete cercare delle recensioni, quasi sempre in inglese.
Di recente ho visto un po’ di marche cinesi su Amazon, di fasce di mercato diverse, come Huion (qui e qui
per esempio) e ho anche letto delle recensioni molto, molto positive; io fino ad ora con Wacom mi sono sempre trovata bene perciò, in nome del principio “squadra che vince non si cambia” sono rimasta dov’ero, non ho provato altre tavolette. Se avete esperienze in merito commentate sotto questo post, può essere un’interessante risorsa. :-)
Da cosa è composta la tavoletta grafica per disegnatori figurativi:
Accessori opzionali
Quando acquistiamo una tavoletta grafica troviamo un kit di base formato dai due elementi che abbiamo appena visto, se escludiamo tutti i materiali per il collegamento al computer. Esistono però anche accessori opzionali che possono essere acquistati separatamente a seconda delle proprie esigenze.
Quando mi sono trovata fra le mani una graphic tablet per la prima volta sono rimasta un po’ delusa, perciò nel caso come la me di quel tempo non ne aveste mai vista una in azione ve lo dico subito: i modelli standard non vi permettono di disegnare come su un foglio. Mano alla penna, sguardo allo schermo. E’ la prima cosa che mette in difficoltà all’inizio, ma poi ci si abitua e quasi non ci si fa caso. Anzi, vi racconterò di come per me è stato strano tornare a guardare le mie mani mentre disegno, con l’ultima tavoletta comperata.
Ma andiamo per gradi…
Come comportarsi davanti all’acquisto di una tavoletta grafica?
Per mia esperienza, il disegnatore-tipo è abbastanza spaventato quando si trova a prendere in considerazione l’idea di procedere al passaggio al digitale. Parte del timore è proprio dato dall’avvicinarsi ad uno strumento tecnologico. Chi ha lavorato sempre al cento per cento in tradizionale nutre una reverenziale diffidenza verso quello che vede come un marchingegno dall’aria poco rassicurante.
Dei vantaggi del digitale e di come questo non richieda un abbandono del disegno a mano, parlerò in un prossimo post. Questo è dedicato a tutti quelli che stanno decidendo di acquistare una graphic tablet per la prima volta oppure la vogliono cambiare a favore di un’altra ma sono indecisi sul da farsi.
Flashback: la mia esperienza col disegno digitale e le tavolette fino ad oggi
Ho smesso di disegnare poco prima delle scuole superiori.
Ho ricominciato nel 2003.
E lo devo al digitale: decisi di ricominciare a disegnare dopo anni di inattività, fu proprio l’acquisto di una tavoletta grafica e l’idea di imparare ad utilizzare dei software a darmi la carica e ad accendere in me la costanza di dedicarmici con metodo.
Credo che questo strano approccio da parte mia sia dovuto alla curiosità di sperimentare la tecnologia, che ho ereditato da mio padre. Quando ero bambina ho avuto il mio primo computer prima di cominciare la scuola e ho imparato a leggere grazie ad esso; possedevo ben tre console di videogiochi (ehm ehm a cui poi giocava lui, con la scusa fossero per me), a sei anni avevo già allestito delle recite fingendo di essere reporter e volevo essere filmata con la videocamera all’ultimo grido. A volte pretendevo invece di filmare io.
Con un registratore, microfono e cassetta fingevo di avere una radio e impersonavo sia il DJ che i radioascoltatori.
Ho vissuto la tecnologia come un gioco, uno strumento di espressione. Per questo non nutro verso di essa nessun genere di soggezione. Da adulta poi, mi ci sono appassionata grazie ad un fidanzato informatico super aggiornato sull’high-tech. A lui devo anche il fatto che a spanne so farmi un sito, qualche riga di html e php, gestire un database. Insomma, sono nata e cresciuta piuttosto geek.
L’idea di disegnare su un computer quindi, mi faceva sentire a casa; si sa che la creatività sboccia maggiormente quando viene conservata una certa ingenuità infantile, per me la tavoletta grafica era un giocattolo, ieri come oggi. Se avete paura di questo genere di prodotti, cercate di vederla così: sono aggeggini divertenti. Giuro! :-)
Se vi interessa guardare l’evoluzione delle tavolette grafiche Wacom nel corso degli ultimi 17 anni, questo sito ha una bella linea temporale di dettagli tecnici di molti modelli e varianti.
Io vi posso dire intanto che le tavolette sono rimaste fondamentalmente le stesse; certo, migliorate per prestazioni e implementate con funzioni sempre più mirate a sostituire la tastiera e dei comandi tattili, ma in fondo rispetto ad altri oggetti tecnologici come i cellulari si sono evolute molto meno.
Le mie sei tavolette (più altre!) in questi dodici anni di disegno
Dal 2003 ho avuto queste tavolette:
Altre tavolette che ho provato:
CintiQ 21UX, CintiQ 22HD. Beh che dire, rappresentano quel tipo di CintiQ che mi trovavo a sognare da anni (un po’ come Harry Potter con la Nimbus 2000). Quando poi le ho provate ho scoperto che non erano per nulla adatte a me.
E’ stato a quel punto che ho pensato che forse era il caso di spendere due parole sull’acquisto di questo tipo di prodotto.
Per oggi spero che aver riportato qui quella che è la mia esperienza fino ad ora, possa avervi fatto scattare qualche riflessione e curiosità.
Chiudo il post con cinque cose da sapere sulle tavolette grafiche :
Eccoci alla seconda parte della nostra guida sempilficata al salvataggio del disegno digitale.
Riprendendo il post precedente, ci sono formati per il web e formati per la stampa. Poi, ci possono essere richieste particolari che saremo tenuti a rispettare e presentano delle configurazioni che potremmo definire intermedie fra il web e la stampa.
FORMATI PER IL WEB
Nascono per i monitor e quindi per rimanere digitali. Anche se è vero che con le più moderne connessioni ADSL e la fibra ottica la visualizzazione di immagini su web è molto più rapida che un tempo lontano quando caricavano per infiniti minuti col giurassico 56k, un’immagine studiata per il web sarà più leggera e verrà semplificata a livello di dati perché venga caricata più velocemente possibile. Oggi JPEG, PNG e GIF caricano praticamente in modo istantaneo.
JPEG (o JPG)
Questo formato è quello compresso più conosciuto. La compressione dell’immagine BITMAP permette un minore peso, ma una perdita di dati che può però essere regolata. Più il file è compresso, maggiore è la perdita dati; viceversa, meno è compresso (e più pesa, di conseguenza) minore è la perdita di dati e più alta la qualità dell’immagine.
Salvando un’immagine in JPG all’interno di Photoshop potremo selezionare il grado di compressione dalla finestra che otterremo dopo aver selezionato “File — Salva per il web”.
Nel menu a tendina “Qualità” si può selezionare da “Bassa” a “Massima” dove la qualità bassa determina una compressione alta ed una resa immagine bassissima e quella massima applica una compressione minima e una qualità che spesso ad occhio nudo non sembra creare differenze col file originale (ma come vedremo, non è comunque consigliabile per la stampa).
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La differenza nella qualità immagine con qualità bassa e massima |
Qualcuno potrebbe chiedersi perché si dovrebbe salvare a risoluzione bassa (con una qualità mediocre dell’immagine): qualche motivo valido c’è, come per esempio la necessità di creare una preview per una composizione che rimane comprensibile con un peso dell’immagine irrisorio.
Nel caso invece stessimo inviando dei JPG per approvazione ad un cliente, la qualità dovrà essere massima: mandare un paciugo di pixel come nell’immagine in alto a sinistra è inutile ed è una pessima figura! Come vedremo tra poco, anche se un JPEG presenta una compressione minima ed una qualità massima, non è comunque un file per la stampa. Quindi state sereni nell’inviare un file per web di alta qualità (e per carità: niente prove con watermark apposto sull’immagine! Esistono poche cose meno professionali al mondo.)
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Il menu in cui selezionare la qualità e la compressione |
Importante da ricordare, è un messaggio di errore che a volte allarma i miei allievi: Photoshop dà una finestra per allertare che si sta salvando un file di dimensioni troppo grandi. Le dimensioni si riferiscono al numero di pixel dell’elaborato. Fotografie e disegni sul web infatti non necessitano di essere smisurati; per questo il software ci chiede se stiamo davvero salvando per il web e ci incoraggia a diminuire le dimensioni prima di salvare un disegno che non deve essere stampato. Quando ottenete quella finestra (che non è di errore, bensì di avvertimento) vi conviene ridurre e ripetere l’operazione di salvataggio per il web.
GIF
Al secondo posto nella scala di fama dei file web compressi, troviamo il GIF.
“Le gif animate” sono ormai qualcosa di molto famoso. Non tutti sanno però, che non tutti i file GIF nascono necessariamente per creare blande animazioni in frame.
A volte ci possono semplicemente servire per avere un file leggerissimo, soprattutto se la quantità di colori esigua che possiamo sfruttare non costituisce un problema.
A differenza del JPG, il formato GIF supporta la trasparenza; questo significa che se vogliamo creare elementi vuoti o sfondi “annullati” in un disegno, possiamo farlo senza problemi.
Il GIF non supporta i canali alfa e come accennavo, ci dà la possibilità di usare pochissimi colori rispetto a quelli che abbiamo disponibili anche solo con il JPEG: il numero massimo di colori, sfumature comprese, è di 256. E anche se sembrano molti vi garantisco che non è così.
Salvando in formato GIF all’interno di Photoshop, possiamo selezionare il numero di colori e il grado di compressione della nostra immagine, dal menu “File — Salva per il web” e controllando i comandi forniti dalla finestra che si aprirà.
Solitamente le immagini salvate in formato GIF sono di piccole dimensioni.
Questo formato non è indicato per le immagini che costituiscono il nostro portfolio sul web, a meno che non stiamo creando una tavola animata GIF per sito o portfolio stesso. Come vedete nell’immagine poco sopra, i colori sono drasticamente ridotti: non scegliete questo formato neppure per spedire partecipazioni a concorsi o per creare preview su blog, sito e social.
PNG
Nato come alternativa al formato GIF, anche il PNG consente la trasparenza di elementi o di sfondi.
Garantisce inoltre una più ampia gamma di colori (supporta immagini 24 bit) e costituisce un formato compresso senza perdita di dati per la visualizzazione su web.
Attenzione però: nonostante negli anni i browser sono stati migliorati per la sua visualizzazione, sappiate che alcuni ancora non visualizzano il PNG e se caricate un’immagine in questo formato non avrete la garanzia che sia visibile da chiunque.
Ad oggi è possibile tenersi informati sugli sviluppi del PNG nei browser in siti come questo.
Uno degli appunti più infondati che ho sentito più spesso in questi anni in cui mi sono per lo più occupata di disegno digitale è quello per cui “il disegno a mano avrà sempre il suo originale che possiedi solo tu quando vendi le stampe, il digitale no”.
In realtà non è proprio così. Anche il disegno digitale ha il suo originale che per nessun motivo andrebbe ceduto a terzi.
Proprio in questi giorni mi trovo a consegnare dei definitivi per un libro e così ho pensato che qualche accenno semplificato ai formati dei file digitali potrebbe essere utile anche per altre persone.
Nello specifico faccio riferimento ad Adobe Photoshop e ad Illustrator che sono i software che uso abitualmente per lavoro.
Consiglio come prima cosa di tenere a portata di click le pagine Help di Adobe che sono una mano santa e permettono di non farsi prendere dall’ansia nella maggior parte dei casi.
Infatti, se chiedere informazioni tecniche ad altre persone può essere utile, può altrettanto essere fonte di confusione e consigli inesatti. A meno che non vi stiate rivolgendo ad un Photoshop Guru certificato, nel dubbio controllerei in ogni caso le pagine di assistenza.
Se masticate o meglio padroneggiate l’inglese, sappiate che a volte forum e pagine dedicate all’argomento sono più ricche in ambito angolofono. Questo vale per molti campi di grafica ed informatica.
Per quanto riguarda il formato “originale” del nostro file digitale, quando disegnamo in Photoshop è il file .PSD, mentre in Illustrator si tratta del file .AI.
Mi soffermerei un secondo sulla questione originale perché è importante lavorando col disegno digitale.
L’originale è qualcosa che non andrebbe ceduto, mai, in quanto contiene tutte le informazioni di origine del nostro disegno digitale e prova che noi ne siamo i proprietari: non proprio una sottigliezza quindi.
Detto questo, si possono dividere i formati file digitali più famosi in due grandi famiglie: i formati web e quelli per la stampa.
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Ken Lo per Antalis Design |
Formati web più diffusi:
JPG
PNG
GIF
Formati per la stampa più diffusi:
EPS
PDF
TIFF
File ibridi (la questione si fa spinosa):
SVG
Idealmente, volendo lavorare cioè in modo professionale, i primi non andrebbero utilizzati per la stampa.
Nel prossimo post esamineremo tutte le specifiche principali di questi formati e vedremo perché gli uni e gli altri sono adatti ad un certo tipo di prodotto.
So che sembrano cose super tecniche e noiose, ma in realtà non sono altro che un modo per esprimere al meglio la resa del nostro lavoro, e ho deciso di affrontare questa piccola guida in modo meno noioso possibile. Da questo punto di vista quindi, diventa un argomento piuttosto affascinante.
A lunedì!