Una campagna della Charte
Se gli anticipi per i fumetti si sono molto ridimensionati negli anni, anche la percentuale di royalties riconosciuta agli autori si è progressivamente abbassata,
soprattutto per gli autori jeunesse.
In merito a questo la Charte, porta avanti dal 2016 una campagna di sensibilizzazione, in cui ha chiesto a diversi autori per bambini di metterci la faccia.
Marc Boutavant, Magali le Huche, Roland Garrigue, Joëlle Jolivet e molti altri si sono prestati a comparire in una serie di poster che esemplificano molto bene il rapporto tra vendite di libri e vita reale, comparando la quantità di libri che devi vendere per fare semplicemente la spesa.
Occorre venderne 2 per potersi comprare una baguette, 5 per un dentifricio, 8 per un paio di calzini, 13 per comprarsi un libro tascabile, 18 per un pollo e 62 per un paio di sneakers.
La campagna ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui miseri introiti di una professione artistica che smuove comunque ogni anno milioni di euro e quello di chiedere agli editori di riconsiderare la percentuale di royalties riconosciuta agli autori.
Mentre infatti per la letteratura generale la percentuale è rimasta al 10%, in questi anni per gli autori e illustratori per bambini dal 10% (da dividere tra autore e illustratore) si è scesi fino al 5% (sempre da dividere in due).
Per ora, che io sappia, da parte degli editori non c’è stata NESSUNA reazione.
Malgrado tutto, non buttatevi giù
Lo so, se avete letto l’articolo fin qui a questo punto ora sarete un po’ depressi, ma ci sono due cose importanti che NON voglio dire con questo articolo.
La prima è che ormai le cose vanno male anche in Francia, per cui non c’è più speranza per nessuno. Credo che la parola ormai sia molto abusata nella nostra società.
Con ormai si sigilla qualsiasi fallimento come definitivo e irrimediabile.
Penso che nell’economia di un paese le cose non possano sempre andare in crescendo.
Lo insegnano anche gli economisti in realtà, ma non ci facciamo quasi mai caso. Quando le cose vanno male abbiamo la tendenza a credere che sia il segno di un peggioramento irreversibile, perché quasi tutti crediamo che sia esistita, in un passato indefinito, un’età dell’oro che non tornerà più.
Ma non è così. Il fatto che in questo preciso momento in Francia le cose vadano male, non vuol dire che andranno male per sempre.
La seconda cosa che NON voglio dire è: rimanetevene a casa.
Continuate invece a inseguire i vostri sogni e i vostri progetti! Solo sappiate che se in Italia è tutto difficile, in Francia non è tutto facile.
Ma se davvero avete un sogno, buttatevi, mettetecela tutta!
Fatemi solo un favore.
Imparate un po’ di cazzo di francese.