Qualche settimana fa mi è stata inviata una mini-intervista. Una delle domande mi chiedeva quale fosse secondo me, la dote che non può mancare a un disegnatore.
Mi sono sorpresa a rispondere di getto: la pazienza.
E non ci ho ripensato.
In un mondo che valorizza il talento come se fosse una sorta di potere magico, che insiste col dare una data di scadenza alla capacità creativa delle persone focalizzandosi sulla giovinezza, che crede all’ispirazione come unico modo per mettersi a disegnare, la pazienza non è mai nominata fra le caratteristiche imprescindibili.
Fighi e... sfigati
Una cosa è certa: la pazienza è meno cool del talento. E anche di tutti gli altri.
E’ un po’ la sfigata del liceo nei film americani, che mangia da sola all’intervallo col naso immerso in qualche libro impopolare.
Indossa un brutto paio di occhiali fuori moda.
Il talento viene come un dono ricevuto per intercessione divina al momento della nascita, più forte di qualunque cosa. E’ il figo della scuola. Spetta a pochi avere a che fare con lui.
L’ispirazione è la sua migliore amica: è quel momento magico in cui sei pervaso da un soffio mistico che ti fa alzare nel cuore della notte per produrre qualcosa di geniale.
La giovinezza poi, è ricca di possibilità infinite e di energie.
Non saranno tutte scuse?
In questo calderone di luoghi comuni, sembra che la maggior parte di noi cerchi in realtà una scusa: la scusa per non fare e soprattutto, per non mettersi in gioco.
“Ormai sono troppo vecchio”, oppure “Non sono mai abbastanza ispirato”.
E’ vero, i giovanissimi scoppiano di energie: ma sono ancora da incanalare. Infatti, è assai raro che abbiano abbastanza consapevolezza, esperienza e metodo da farne buon uso.
Ti fanno credere che se a 21 anni non hai sfondato in qualche mostra famosa devi appendere la matita al chiodo, perché a qualcuno è accaduto. Ma non è poi così vero.
E poi, essere selezionato per qualche prestigioso concorso non è garanzia di durevolezza nell’attività artistica o nella professione. Le meteore sono numerose, non dimentichiamolo. Per andare avanti ci vogliono altri ingredienti.
Miti da ridimensionare
Cosa non viene mai detto del talento?
Beh, dietro di esso posso nascondersi i pigri e gli autocompiaciuti: quando ci si fa troppo affidamento si finisce con lo smettere di migliorare per tecnica e messaggio.
Ci si nascondono anche coloro che ritengono di non averne: la scusa perfetta per non mettersi a imparare (con fatica). O per giustificare risultati scarsi rispetto alle proprie aspettative in campo artistico o anche professionale.
“Non ho molto rispetto per il talento. Il talento è genetico.
Quello che conta è ciò che ne fai.”
Martin Ritt
Anche l’ispirazione è decisamente sopravvalutata.
Non so tu, me l’avessi attesa per disegnare, in questi ultimi 10 anni io avrei prodotto due tavole in tutto. Non per modo di dire: so quali sono, con esattezza.
Mi ricordo che ero entrata in uno stato di alterazione mentale mentre ci lavoravo, era come essere in un sogno. Bellissimo, certo, ma non può essere l’unico modo per creare.
Perché l’ispirazione vera è rara. Anzi, rarissima.
E se arriva e non siamo allenati (perché non disegniamo mai) i risultati non tarderanno a deluderci.
“L’ispirazione esiste,
ma deve trovarti al lavoro.”
Pablo Picasso
E allora, è qui che entra in gioco la pazienza.
E’ meno glamour, ma coltivarla è rivoluzionario.

Un'insostituibile alleata
La pazienza ti permette di sbagliare e rimetterti in gioco; di insistere!
Ti spinge a rifare un disegno che non ti soddisfa.
A frequentare corsi, a leggere manuali, a non arrenderti se la prima volta che provi le tempere è tutto grigio e marrone perché non sai mischiare i colori.
A incominciare un altro acquarello, anche se i primi dieci si sono tutti imbarcati perché non sapevi dosare l’acqua.
Nel campo della professione poi, è quella che fa la differenza tra chi coltiva un sogno e chi ha un piano. Perché i piani richiedono pazienza.
Se ti sei messo in testa di disegnare perché sia il tuo lavoro, senza pazienza non andrai lontano.
Ci sarà quella volta che manderai email a tappeto per proporre il tuo portfolio, ma non risponderà nessuno.
La volta in cui ti chiederanno per la terza volta una modifica che se non vuoi perdere il progetto dovrai affrontare.
Succederà quella volta in cui qualcuno di meno creativo, che vuole lavorare in fretta e senza sacrifici, copierà i tuoi disegni per raccogliere parte dei tuoi possibili (o passati) clienti.
E quella in cui verrai fregato e ti chiederai chi te l’ha fatto fare di provare a fare del disegno il tuo lavoro.
Per non parlare di quando qualcuno che stimi o meno, avrà da dire sul tuo operato e dovrai fartene una ragione. E continuare comunque.
Andare avanti, nonostante tutto
Cosa ti farà andare avanti nonostante tutto?
La giovinezza è effimera, il talento è fragile, l’ispirazione è volubile.
Ma la pazienza, ti dicevo, è come la sfigata del liceo nei film americani: si toglie gli occhiali fuori moda, e diventa fighissima.
Condivido appieno. Sono una tua grande ammiratrice, ci siamo conosciute tempo fa a Bologna, in occasione di un portfolio review e da li non ho smesso mai di seguirti :).
Ciao Claudia, scusa questa risposta super tardiva!
Bello rileggerti :) Ci sei a Bologna quest’anno?
Interessante punto di vista, concordo in pieno! (E grazie per la rivalutazione degli “over-ventenni”!😀)
Non dovrebbe essere nemmeno necessario rivalutarci :D
Grazie Sara!
Grazie per questo post. Le tue parole sono come una carezza per chi, come me, non può scrivere nella propria biografia che è nata con la matita in mano e disegna dal primo vagito.
Il talento viene spesso raccontato così, come un destino, un preciso assetto del DNA, una luce spot che ti dice sin da subito chi sei e cosa farai da grande e che lì – nel buio della sala – il tuo pubblico non aspetta altro che vederti esibire nell’atto creativo.
Ma la vita è un percorso e non di rado, per molti, fitto di ostacoli; si possono incontrare interferenze, avere esitazioni, imboccare deviazioni. Ci vuole tempo per schivare i suddetti ostacoli e ritrovare la strada; ci vuole tempo poi per conoscersi e capire che sì, forse possiamo fare proprio quella cosa creativa che ci piace, ci fa sentire un po’ bambini, che è disegnare. Magari possiamo farla anche quando non siamo più bambini, anzi quando siamo grandi e dovremmo già essere affermati. Invece siamo solo fermi; a perseverare, a imparare da soli – e coi nostri tempi – tutte quelle cose che gli altri – forti del talento che già li aveva illuminati sin dalla sala parto – hanno imparato nella scuola giusta e al momento giusto.
Con molta stima.
Grazie Francesca per il tuo bellissimo commento, è stata un’emozione leggerlo!
Mah. Non ne farei una religione. Forse i migliori disegni li ho fatti in velocità. Disegno anche perché sono impaziente, devo sempre avere una biro in mano quando devo aspettare qualcosa (una fila in un ufficio pubblico) o qualcuno. Non amo la contemplazione, disegno per non pensare al resto. “Senza l’ impazienza non avrei fatto nulla nella vita…” M. Streep.
Il mondo è bello perché è vario :)