Il mistero del ritratto scomparso (e ricomparso) di Oscar Wilde

Oscar Wilde

Lo scorso 6 febbraio, chiacchieravo con un’amica alla mostra di Henri Toulouse-Lautrec a Palazzo Reale e mi sono trovata a raccontarle di un particolare ritratto che l’artista aveva voluto fare a tutti i costi al suo caro amico, lo scrittore Oscar Wilde.

Avevo letto un articolo che ne parlava qualche tempo prima, ma non ne conoscevo l’aspetto.
E’ stato buffo: mano a mano che le parlavo delle circostanze in cui era stato realizzato il ritratto, mi sono resa conto che quella davanti a noi era proprio la litografia dell’opera.

La strana coppia

L’amicizia fra Wilde e Toulouse-Lautrec era senz’altro interessante, eccentrica (anche perché era cominciata proprio a Parigi in piena Belle Epoque ed entrambi vivevano molto sopra le righe!) e non passava inosservata, tanto che loro stessi furono disegnati insieme dal caricaturista R.Opisso:

opisso oscar wilde toulouse lautrec

Alto, chiaro e appesantito Wilde; piccolo e scuro l’artista, sproporzionato a causa di una patologia ereditaria che gli aveva causato una forma di nanismo fin dall’adolescenza.
Entrambi con una grande personalità, che esprimevano attraverso uno humor tagliente (e molto autoironico, nel caso di Toulouse-Lautrec) e uno stile di vita esagerato, fuori dagli schemi.

Un ultimo ritratto

Dietro questo acquarello c’è un singolare intreccio fatto di persone, nazioni, fatti e misteri.
La sua storia inizia nel maggio del 1895.

Nello stesso anno in cui la sua pièce teatrale “L’importanza di chiamarsi Ernesto” aveva avuto un clamoroso successo, Wilde, all’apice della carriera, venne accusato di atti osceni per via della sua omosessualità (illegale in Inghilterra fino agli anni Sessanta del secolo successivo).

Toulouse-Lautrec, che da sempre aveva apertamente difeso i diritti degli omosessuali e quindi sostenuto con grande affetto l’amico, si trovava a Londra la notte prima del processo; gli chiese così di posare per un ritratto.

Forse come gesto d’affetto, o per distrarlo?
Entrambi sapevano che le possibilità che Oscar Wilde venisse riconosciuto innocente erano quasi nulle, e quello per molto tempo sarebbe stato l’ultimo ritratto. Per molti, il fatto che fosse sposato e avesse dei figli non costituiva un’attenuante, ma l’esatto contratto.
Possiamo immaginare quindi lo stato d’animo dei due, soprattutto perché Wilde aveva rifiutato l’offerta di amici e parenti di fuggire nel continente, decidendo così di affrontare la propria rovina e il proprio destino.

Wilde ricevette l’amico nella sua casa di Londra, ma scoprì poi di essere troppo nervoso per rimanere seduto in posa.
Per questo motivo, il pittore lo dipinse a memoria, una volta tornato alla propria camera d’albergo. Ed è straordinario il modo in cui riuscì a catturarne l’essenza solo attingendo dal proprio ricordo.

Qui, un tocco quasi profetico, fa capolino nel ritratto: Toulouse-Lautrec aveva voluto aggiungere Westminster sullo sfondo e proprio il giorno seguente, durante il processo, vennero chiesti a Wilde dei dettagli a proposito di un bordello maschile localizzato a Westminster, che si scoprì poi avere sede vicino alla Camera dei Comuni.

Il mistero della scomparsa (e della ricomparsa)

Negli anni Cinquanta, il ritratto ad acquarello (che oggi vale più di un milione di sterline) scomparve da musei e collezioni e nonostante una serie di indagini fu impossibile reperirlo.

Molti anni dopo, alla fine del 2000, la notizia esce sul Guardian, destando un certo scalpore: il ritratto è riapparso, avvolto dalla stessa aura di mistero con cui era svanito nel nulla mezzo secolo prima. E proprio in occasione di una grossa mostra londinese per il centenario della morte di Wilde.

Sembra che a darlo in prestito alla British Library sia stato un collezionista europeo e lo abbia fatto con rigidissime condizioni: in forma anonima, e con un accordo di segretezza degno dello spionaggio industriale. Il collezionista infatti non vuole neppure che venga reso noto il suo Paese di residenza.

Mistero nel mistero, un altro collezionista “invisibile” ha contattato la British Library, dando in prestito un verbale del processo a Oscar Wilde (24-25 maggio 1895), fino a quel momento sconosciuto ai ricercatori, generando così nuove domande su un periodo così controverso della Storia dell’Arte e della nostra società.

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