Anche se in effetti, essere in un progetto Disney, penso sia di per sé un fattore di soddisfazione!
Ma non basta! Un altro fattore chiave trovo che sia il che coinvolgimento della persona avvenga nella fase iniziale del progetto, in quella sorta di fase “staminale” che è presente in ogni lavoro. Se, per forza di cose, il coinvolgimento avviene in una fase successiva, faccio di solito di tutto per ripercorrere ogni momento chiave precedente lasciando che l’artista diventi comunque uno “sponsor emozionale” del progetto.
Questa fase può indurre la preoccupazione di un allungamento non previsto dei tempi. In realtà, per esperienza spesso fa la differenza tra cogliere il potenziale che l’artista è in grado di esprimere o incappare in una performance sotto le aspettative.
La gestione del tempo, la progettazione accurate! Un sogno, spesso, nella vita aziendale in cui si vive di emergenze e programmazioni da un giorno all’altro.
Io, per esempio, ho vissuto per anni tra conference call e riunioni. Ne ricordo di estenuanti, che servivano solo a fissare i criteri di riunioni successive, in cui si decideva come definire gli ambiti di un possibile progetto… e via così. Come team coach ho ancora i brividi! Come funzionano le tue riunioni?
“Ci aggiorniamo”. Eccola, puntuale, la frase mistica dalle implicazioni pratiche misteriose, a conclusione della riunione tipo! Scherzi a parte, il tema delle riunioni, come sappiamo bene, è da sempre oggetto di ragionamenti e aggiornamenti metodologici focalizzati a migliorare la loro efficacia. Difficile produrre e gestire la riunione ideale. Certamente esistono profonde differenze tra riunioni organizzate esclusivamente con partecipanti artisti/sceneggiatori e quelle circoscritte ai soli manager interni. In entrambi i casi a mio parere, comunque, è fondamentale la presenza di una figura chiave, una sorta di nocchiero capace d’ essere ad un tempo leader e facilitator, dotato di grande capacità di ascolto, di rilancio e di sintesi.
Nella mia esperienza, la situazione più complessa è quando mi trovo a gestire la riunione in cui è necessario si incontrino così detti creativi “puri” con componenti del management interno. In quei casi, solitamente, a salvare il tutto è il ruolo dell’“interprete” tra i due mondi, intento a ristrutturare il pensiero di una delle due parti al fine di renderlo efficace all’altra.
Può sembrare macchinoso ma equivale semplicemente a tradurre affermazioni tipo: “non è quello che avevamo chiesto” in “sembra ci sia ancora spazio per andare oltre” e “questa sì che è un’immagine molto bella” in “questa immagine funziona più della precedente”. Meglio ancora se a ciò segue una spiegazione costruttiva del ragionamento che ha portato a quel feedback.
Il linguaggio è importante e va adattato di volta in volta tenendo conto, ad esempio, della fase che sta attraversando il progetto stesso. Durante lo stadio d’incubazione è necessario che la comunicazione alimenti il più possibile l’immaginario positivo dell’assemblea, mentre in una fase di finalizzazione occorre che il lavoro di parafrasi sia accurato e opportunamente selettivo dei contenuti.