Qui nell’aria ci sono l’odore di bruciato dei botti, di un mandarino appena sbucciato e della malinconia di fine anno che quest’anno è un po’ più intensa del solito.
Il 2017 per me è stato un anno molto pieno. Pieno di cose da fare, di volti, di esperienze, di cartelle di disegni, di viaggi e fotografie.
Le cose che sono “arrivate” in questo anno, non sono proprio piovute dal cielo. Le ho aiutate un po’ con qualche parola. Mi piacerebbe raccontarvi come è successo. :-)
E chissà che non possa ispirarvi a cercare voi stessi una parola per il vostro 2018?
La parola dell’anno
Proprio alla fine di novembre 2016, ho seguito il consiglio di un’amica che mi ha invitato a trovare una parola per l’anno che sarebbe arrivato. L’ho preso come un gioco divertente e creativo, ma non per questo meno serio.
Mi sono tenuta da parte una delle ultime notti del 2016 per fare un po’ di brainstorming e ho tenuto fra le altre parole che avevo scritto, quella che mi sembrava più carica ed evocativa (perfino a livello visivo!) e che avrei voluto fosse il mantra del mio 2017. Volevo una parola lussureggiante, fresca, e un pizzico aggressiva, una parola d’azione: ho scelto SAVAGE, per il suo suono oltre che per il suo significato, ecco perché è in inglese.

Savage mi ha detto di buttarmi, di tendere all’opportunità con ferocia, di essere curiosa e di trovare la radice primitiva nelle cose che faccio, con l’entusiasmo dell’inizio, senza perdermi troppo in timori e negli schemi che dicono di seguire ad ogni costo.
Mi ha ricordato costantemente l’autenticità del gesto espressivo e dell’imperfezione, la libertà di potere sbagliare facendo, affrancandomi dal parere di coloro che pensano di avere la verità in tasca quando si tratta di argomenti che ruotano attorno a ciò di cui mi occupo.
Ma non è tutto: grazie a Savage mi sono anche isolata quando era il momento e ho iniziato a stare molte ore all’aperto, semplicemente a camminare, respirare e osservare. Ho imparato e visto con mano che il tempo che passo in mezzo alla natura non è mai perso ma sempre investito.
La parola dell’anno è insomma un’impronta, un’ispirazione, un modo di fare ed è molto più potente di un buon proposito! Non è un “fai questo” ma “prova a farlo così”.
Cosa ho fatto e ottenuto grazie alla parola dell’anno
La parola di quest’anno era attiva e spregiudicata e seguendola ho fatto ed ottenuto molto.

Stage in un’agenzia di illustrazione
Da anni volevo un’esperienza all’interno di un’agenzia di illustrazione per capire come lavorano agenti e altre figure inerenti il disegno per professione. Il giorno stesso in cui nei miei feed è apparso l’annuncio per uno stage, ho redatto il mio curriculum e mi sono fatta subito avanti.
Certo, l’ansia di non aver studiato formalmente illustrazione mi ha attanagliata fino al momento di pigiare “Invia”, ma l’ho fatto. Sono stata contattata dopo una settimana e qualche mese dopo, a settembre, sono partita per l’Inghilterra. Per un mese ho lavorato fianco a fianco di alcuni degli agenti che seguono il mio portfolio di illustratrice, e ho imparato tantissimo, guardando e ascoltando avidamente. Presto vi racconterò di alcune scoperte fatte in questo ambito.
Alcune le ho già condivise con chi ha partecipato al mio workshop “Dall’albo al tramonto“. A proposito, sapevate che ricomincia a marzo?

I miei primi libri sul mercato britannico
Al secondo posto in cima alla lista delle priorità c’è sempre stato pubblicare libri in Gran Bretagna. Non per chissà quale motivo; se seguite il blog da un po’ di tempo saprete che sono una grande amante del Regno Unito. L’idea che ci sia un pezzetto di me nella mia amatissima isola mi scalda il cuore come poche cose.
Perché accadesse ho dovuto faticare molto superando le mie resistenze iniziali. Quando mi hanno contattata dall’Inghilterra per propormi un libro su Gesù, infatti, io che non sono mai stata particolarmente religiosa mi sono un po’ intimorita.
Chiedevano di lavorare con la mia voce, esattamente come mi piace disegnare. Mi sono buttata, e ne sono stata davvero felice. E’ il libro su cui, in assoluto, mi sono più divertita!
Alla fine della produzione inoltre, mi è stata inviata un’enorme cesta di Fortnum&Mason piena di ogni ben di Dio (ahah! Sono proprio una simpatica umorista, lo so) e ho anche incontrato l’art director nel cuore della campagna inglese, visitando con lei la casa museo di Jane Austen nell’Hampshire. E tutto per essermi buttata.
Ho lavorato con l’editore dei miei sogni
Da quando ho iniziato a fare l’illustratrice full time, ho avuto dei traguardi ben definiti. Il punto più alto, per me, era riuscire a lavorare con alcuni clienti.
Mi piace sognare in grande, ma quest’anno ho fatto di più: ho chiesto agli agenti (più volte!) che il mio portfolio venisse proposto ad alcuni editori con cui volevo collaborare. Sono quelli di cui compro libri da sempre, di cui seguo i cataloghi, il blog, i canali social.
La costanza mi ha premiata: ho ottenuto delle prove per dei progetti e, con l’editore in cima alla lista dei miei desideri, ho lavorato davvero e più di una volta. Nel 2018 usciranno i miei primi libri con questo enorme editore e sono emozionata come non mai!

Natale e dinosauri
Ho sempre sognato di illustrare dinosauri e un libro sul Natale. E finalmente…!
In primavera è uscito Non sono stato io! , un piccolo tascabile per Oscar Mondadori, in cui ho avuto la possibilità di disegnare pagine e pagine di dinosauri dispettosi. Un libro che ho vissuto con estrema libertà e relax come non mi capitava da tempo.
Durante la tarda estate e l’autunno invece ho disegnato e dipinto (anche ad acquarello, mio terrore di sempre!) un libro molto ma molto natalizio,Il mistero della magia del Natale per Edizioni Corsare. Ho ritrovato la libertà del disegno a mano e mi è stata data una libertà espressiva assoluta, in cui ho potuto mischiare disegno a mano e digitale. Dalla remota isola di Lewis, Christina Harris, vera e propria artista del tweed scozzese che seguo da anni, ha acconsentito a farmi utilizzare le sue stoffe per gli inserti negli abiti dei personaggi del libro. Non riesco ancora a crederci! Nonostante la mia domanda sfacciata, è stata molto gentile, ed entusiasta che i suoi tessuti apparissero in un libro per bambini.

Corsi e incontri
Quest’anno ho insegnato per la prima volta in una scuola e ho scoperto che mi piace molto avere una classe, seguire da vicino nuovi e aspiranti illustratori.
Non amo infatti essere troppo focalizzata su me stessa, non mi fa sentire pienamente creativa. Insegnare non è mai stato un ripiego per me, anzi è una parte molto attiva del mio fare illustrazione, e controbilancia la solitudine delle intere giornate spese alla scrivania.
Per questa ragione ho formulato nuovi corsi, allacciato nuove collaborazioni, e ho seguito altri illustratori in consulenze individuali, quasi come farebbe un agente.
La parola dell’anno mi ha impartito di non restare sulle mie, di farmi avanti e chiedere. A volte è tutto lì: nel chiedere! Potremmo così scoprire che era tutto a portata di mano.
Ho disegnato dal vivo, su un enorme foglio bianco
Non sono timida per natura, ma disegnare live mi ha sempre messo un’ansia indescrivibile.
Per questo, quando Marianna e Marco di Zandegù mi hanno chiesto di partecipare a Wonder Wall lo scorso 16 dicembre, ho risposto: ma sì!
Ne avevo il terrore e quindi era la cosa giusta da fare. Ah, la logica inossidabile della parola dell’anno! Così mi son trovata a disegnare sei ore filate, su un foglio bianco un metro per due, a mano, con pastelli, UniPosca e pastelli colorati. Probabilmente il fatto che si trattasse di un’iniziativa benefica per raccogliere fondi a favore di un’associazione per l’infanzia mi ha dato quello sprint necessario a tirarmi fuori dal mio solito guscio.

Sono tornata in Scozia
E ovviamente con grande gioia. Se c’è un territorio selvaggio e indomito con alle spalle una centenaria Storia di coraggio ed orgoglio, questo è proprio la Scozia. E’ stata una settimana breve ma intensa. Sono riuscita perfino a incrociare un altro illustratore, che lavora in una libreria nel centro di Edimburgo, e passare un’intera mattinata a sfogliare libri e conoscere nuovi potenziali clienti (il lavoro in vacanza!).
E finalmente ho visto qualche piccolo paesino arroccato sulle colline, lontano dalla città, come Falkland col suo castello e i suoi stupendi giardini botanici, che ho poi riconosciuto guardando la serie Outlander (qualche fissato all’ascolto?)
I libri che hanno guidato il mio 2017
Non sono necessariamente usciti quest’anno, ma sono stati una presenza costante o comunque preziosa in alcuni suoi momenti.
Big Magic
(in italiano)
Lo so che molti storceranno il naso, perché il suo stile di scrittura sembra fin troppo accattivante, ma a me Elizabeth Gilbert piace per la franchezza e la delicatezza dei suoi libri.
Mi dispiace che molti lo abbiano bollato come lettura new age, perché io non l’ho affatto vissuto in questo modo, anzi leggere Big Magic mi ha fatto prendere delle decisioni non di poco conto quest’anno; in particolare modo sull’insegnamento e le collaborazioni.
Mi ha fatto inoltre riflettere già dall’anno scorso sul significato di idea, di ispirazione, di iniziativa, di gruppo (su questo tornerò sicuramente in un prossimo post). Solitamente favorisco testi più yeah e concreti, ma questo libro riesce a più riprese ad accompagnare i miei momenti di sconforto e stanchezza creativa come poco altro. E poi, il concetto stesso di idea come entità mi piace troppo. Come dicono gli anglosassoni, I feel it.
Your inner critic is a big Jerk
Letteralmente: il tuo critico interiore è un grande stronzo.
Questo libro l’ho comprato proprio seguendo la mia parola dell’anno, sapendo quanto duramente dovessi lavorare nel superare la mia ansia del giudizio altrui.
Non facevo che pensare alle critiche ricevute per il fare corsi o per lo stesso fatto che faccio l’illustratrice ma non ho studiato con un percorso di studi canonico. Non importa quante conferme ricevessi altrove, io pensavo solo alle parole terribili che avevo letto sul mio conto.
Tra il 2015 e i primi mesi del 2017 questo l’ho sentito particolarmente. Ogni chiacchiera, post o commento tagliente mi arrivava dritto in faccia come una porta sbattuta e questo ha avuto non poche ripercussioni sul mio modo di vivere il lavoro che mi sono scelta con tanto impegno.
Non dobbiamo dimenticare che voci di questo tipo, fin da quando siamo bambini, finiscono col diventare una sola voce, interiorizzata, cioè qualcosa che ci diciamo noi stessi su ciò che facciamo. E’ così che una normale fragilità diventa un impedimento e facciamo molto meno di quanto avremmo voluto. Ci blocchiamo.
Questo libro aiuta con particolare ironia e leggerezza il problema dell’eccessivo perfezionismo che non porta a risultati migliori ma molto spesso, proprio a nessun risultato (“O lo faccio perfetto o non lo faccio proprio”, vi suona famigliare?)
Quando ho finito questo libro ho iniziato un progetto personale che vorrei portare alla luce proprio nel 2018, iniziando a sviluppare le riflessioni nate dalla sua lettura.
Normalmente, un manuale dice come fare qualcosa, ma non motiva a farlo. Molto diverso è “Tutti possono fare fumetti” di Gud, fumettista e insegnante di fumetto, che mi ha spinta a iniziare una serie di strip sulla mia quotidianità di disegnatrice e pubblicarle sul mio Instagram, solo per il piacere di condividere le mie magagne, senza troppi pensieri.
Per me, che sono stata terrorizzata in passato remoto e recente sul fumetto, è stato molto liberatorio. Ho scoperto che molto spesso penso in fumetti. Alcune delle strip che ho pubblicato su Instagram e sul mio account Facebook erano nate nella mia testa come status o come post per il blog, ma sintetizzarli in una strip mi ha aiutata a fare chiarezza ed esprimermi al meglio, con quel pizzico di umorismo che mi sta tanto a cuore.
Se volete conoscere il fumetto con un tocco fresco e leggero, questo è il manuale perfetto!
Questa è l’intervista che avevo fatto proprio a Gud in occasione della prima edizione del libro.
E il 2018?
Sono sincera, temo un po’ la legge del contrappasso dopo un anno così favoloso.
Ma non per questo non mi impegnerò. E prendo a braccetto un’altra parola, che però rivelerò solo alla fine del 2018. Che sia una compagna preziosa come Savage, o anche solo la metà! :-)
Buon anno, disegnatori!