Come si invita un autore – di Davide Calì

La premessa è chiara: questo è un post antipatico.

Eppure mi ha fatto sorridere in numerosi punti, soprattutto pensando all’idea che, in passato, mi ero fatta dei festival, degli inviti e degli eventi pubblici legati all’editoria.

Non solo, mi ha fatto ironicamente riflettere sul glamour che si respira ogni tanto durante le fiere, i saloni, i vernissage, gli eventi che generalmente catturano la nostra attenzione e che non sempre corrispondono esattamente a come ce li eravamo figurati dalle fotografie super cool su Facebook e Instagram, dove autori e illustratori sembrano quasi rockstar.

Come me avete una visione quasi fatata delle dediche dei libri in stand, dei tour promozionali, dei viaggi per fiere, saloni e scuole?
Ci pensa Davide Calì a riportarci alla realtà.

Ridiamoci sopra, ma prendiamo nota!

Tutte le immagini nel post sono di Jean Jullien.

COME SI INVITA UN AUTORE

Piccolo manuale antipatico per accogliere gli autori a scuola e ai festival

di Davide Calì

E’ da qualche tempo che medito di scrivere questo articolo. Negli anni, girando come autore invitato a vari festival e saloni, mi sono trovato in un paio di situazioni un po’ estreme che mi hanno fatto pensare a quanto possa essere relativo ed interpretabile il termine ospitalità.

Come la volta che per pranzo ci hanno dato un panino col prosciutto, perché il salone non aveva fondi per il ristorante. O la volta che sono stato in residenza per una settimana per fare degli incontri nelle scuole di un paesino.
Era un paese morto, in giro non c’era mai nessuno, né di giorno né di sera.
Non c’era una piazza, non c’erano negozi.
Era a due chilometri dal mare per cui, mi hanno detto, in bicicletta ci si mette pochissimo!
Ma non mi hanno mai procurato una bicicletta.

Oppure di quella volta che ci hanno messo a dormire per una settimana in un bosco, senza internet (e dove non prendeva il telefono). Ero con altri tre autori mai visti prima.
La cena si materializzava nel frigo al nostro rientro la sera, e per una settimana abbiamo avuto esclusivamente carne e dolci trucidissimi, per cui non abbiamo praticamente mangiato, perché nessuno mangiava carne.
I primi tre giorni consolidammo un’amicizia solidale, il quarto una del gruppo invitò a cena una stagista che l’attore che si era aggiunto a noi durante la settimana sperava di trombarsi.
Lei si portò dietro tutta la casa editrice, un gruppo di ragazzotti presuntuosi e affamati come tassi. Andò a finire che lei non passò la notte col nostro amico, ma noi approfittammo comunque biecamente della serata per rifilare ai ragazzotti tutti gli avanzi di carne che avevamo. E anche i dolci trucidi.
E’ stato un po’ come dare da mangiar ai delfini.
Alla fine fu una residenza divertente, salvo che quando tornai a casa pesavo due chili di meno e avevo trecento mail a cui rispondere.

In Francia c’è la Charte des auteurs a regolamentare gli incontri con gli autori: numero di classi da incontrare in un giorno, tariffa unica di remunerazione, ecc. (Si è parlato delle iniziative de La Charte anche in questo post. ndr)
Però riesci ancora ad arrivare in un posto e mentre prendi la valigia dalla macchina ti comunicano che non dormirai in un hotel ma alla Maison des artistes, una baracca squallida che sembra arredata dalle Brigate Rosse, con lo sciacquone rotto, senza TV, senza internet e dove il riscaldamento funziona in tutte le stanze, tranne che in camera da letto.
Quando gliel’ho fatto notare, mi hanno risposto:
Sì, in effetti magari è un po’ brutto starci da soli. E’ più simpatica se si è in compagnia.

Certo, meglio ancora se nudi e sbronzi.

Oppure ti capita che dopo una giornata di salone ti rifilino quello che i francesi chiamano apéro dinatoire, che a differenza dell’apericena consiste in una quantità sproposita di vino da bere, e un numero ridicolo di minuscoli stuzzichini, per cui mandi giù mediamente 5-6 bicchieri di vino con nello stomaco al massimo 2 o 3 francobolli di pane con sopra un’oliva o un micron di formaggio.

Lo so che state ridacchiando, perché vi diverte quando i francesi fanno la figura dei cafoni, ma ricordatevi che la Francia rimane un paese dove vi pagano per andare in giro e ti rimborsano di tutto (in realtà non devi anticipare nulla, ti pagano hotel, treno e aereo in anticipo e ti mandano i biglietti.)

In Italia, dove tutto è ancora selvaggio, mi capitano perlopiù situazioni estreme, mentre quelle normali sono l’eccezione. Sull’accoglienza gastronomica, nulla da dire (sì, a parte il posto dove dopo aver detto che non mangiavo carne hanno portato in tavola per quattro giorni solo maiale e pasta al ragù di salsiccia), sul dormire di solito non è malaccio ma per quel che riguarda gli altri aspetti, la preparazione delle classi, la remunerazione, i rimborsi spese, è un disastro.
Facilmente chi ti invita pensa che ti pagherai il viaggio o sarà la casa editrice a farsene carico e dà per scontato che ci andrai gratis, facendo dei laboratori ovviamente.
E visto che ci vai gratis, nei tre giorni farai incontri con 4-5 classi per volta, in cui nessuno dei bambini ha mai letto uno dei tuoi libri.

Per questo, penso che sia venuto il momento di mettere giù qualche regoletta.

1: I LIBRI VANNO LETTI PRIMA

Ai più sembra ancora strano, ma è così: i libri vanno letti prima, non dopo il passaggio dell’autore. Che senso ha invitare qualcuno di cui non sai niente?
Spesso mi sono sentito dire: invitiamo un autore per dare voglia ai bambini di leggere.
Ma perché un perfetto sconosciuto dovrebbe darmi voglia di leggere?
Non ha senso. Gli autori prima si leggono, si apprezzano, poi si invitano.
Oppure si leggono e non si apprezzano. Un autore può anche non piacerti.

2: CHI PAGA LE SPESE DI VIAGGIO?

Eccovi un altro scoop: no, la casa editrice non paga lo spostamento dell’autore, lo pagherete voi.
E anche tutto il resto. Spesso gli autori anticipano i biglietti e poi hanno problemi a farseli rimborsare. Per cui, se siete delle persone serie, farete voi i biglietti.
Se i biglietti sono rimborsati farete in modo che il comune o chi paga, riconosca la non tassabilità del rimborso spese. E’ spiacevole anticipare dei soldi, dover fatturare per riaverli indietro e dopo 3 mesi (quando va bene) scoprire di doverci ancora pagarci sopra le tasse come se fossero soldi guadagnati e non spesi.

3: BUDGET

Fare delle attività culturali ha un costo e perciò dovete prevedere un budget.
Se non avete un budget non aspettate a dirlo dopo tre settimane di mail, sperando che l’autore venga comunque gratis, si paghi il treno e possibilmente si porti anche mangiare da casa.

4: OSPITALITA’

Se intendete ospitare l’autore in una catapecchia senza internet né acqua calda perché nella vostra fantasia è un luogo piacevolmente spartano per trascorre un weekend lontano dai fastidi della civiltà, siate così gentili da avvisare il vostro ospite e verificare che condivida la vostra visione. Con ogni probabilità non sarà così e sarà opportuno quindi procurargli un hotel, che abbia possibilmente il bagno in camera.

5: HOTEL

Verificate di persona gli hotel dove saranno alloggiati i vostri ospiti. Non si può sempre basarsi sulle foto di internet. Un posto dove ci sono 6 cani che abbaiano incessantemente in giardino, per esempio, non è un hotel e nemmeno un bed&breakfast: è un canile.
Un posto senza la finestra (mi è appena capitato) non è una stanza. E’ un garage o un ripostiglio.

6: LOCALIZZAZIONE

Se invitate l’autore in una città e poi in realtà state a 150 chilometri di distanza da fare in macchina alle 10 di sera, sarebbe simpatico dirglielo prima. E soprattutto non chiedergli, appena sceso dall’aereo: “Sei mai venuto a…?” per poi portarlo da tutt’altra parte.

7: LA BICICLETTA

Se mettete qualcuno a dormire in un posto lontano dal centro, facilmente raggiungibile in bicicletta, siate così gentili da prevedere anche una bicicletta. Già che ci siete, chiedete in anticipo se l’autore è disponibile a muoversi in questo modo e se sa andare in bicicletta.
Se il periodo è gennaio e il luogo è al di sopra del 42° parallelo, forse sarebbe opportuno considerare una diversa sistemazione o un diverso mezzo di trasporto.
Voi ci andreste in un posto dove per comprare un pezzo di pane dovete farvi un chilometro in bicicletta sotto la pioggia a 6 gradi?
Scommetto di no.

8: INCONTRI

Come vi dicevo, in Francia è la Charte a regolare le condizioni di ingaggi di un autore. In Italia non ci sono regole precise, ma invitare qualcuno che si rende disponibile per due incontri, che si intendono come due classi, e poi ammucchiare in palestra 8 classi per ciascuno degli incontri, rischia di farvi scivolare nella malafede. A meno che non abbiate preso accordi diversi, di norma si possono incontrare 3-4 classi al giorno. Per cui se ne avete 16, dovete prevedere 5 giorni di retribuzione, hotel e tutto il resto.

9: ATELIER/1

Parliamo degli atelier (laboratori ndr): i bambini di età diverse hanno esigenze diverse.
Se un atelier è per i bambini di 10 anni, perché far partecipare anche quelli di 4? E perché portare un neonato di 6 mesi a una lettura? Difficilmente capirà qualcosa, gli altri in compenso avranno il ricordo di una bella lettura di cui hanno capito la metà delle parole perché c’era un bambino che piangeva.
Cominciate a farvene una ragione: non si possono portare i neonati dappertutto.

10: ATELIER/2

Spiegate alle mamme che portano i bambini in biblioteca o altrove, che quando si fa un atelier, devono stare fuori. Nessuno darà un voto ai pastrocchi dei loro bambini per cui non è necessario che stiano sedute dietro i loro pargoli per suggerirgli cosa disegnare, e tantomeno disegnare al posto loro cercando di spacciare i propri disegni per quelli dei bambini.
Capisco il timore di inadeguatezza che si prova per i propri figli, ma è un problema di noi adulti. I bambini, finché non siamo noi a contaminarli con inutili paranoie, ne sono immuni.
E’ per quello che i loro disegni sono sempre e comunque bellissimi. Perché li fanno solo per divertirsi.

11: VOLI/1

Ho capito che volete risparmiare, ma invitare qualcuno e fargli fare 11 ore di volo solo perché passandone 6 a Francoforte e facendo un cambio a Oslo e uno a Barcellona si spende di meno, non è di grande ospitalità.

12: VOLI/2

Se per risparmiare comprate un volo che atterra a Malpensa alle 10 di sera e l’autore non abita a Milano, sarebbe opportuno immaginare una sistemazione per la notte, senza dare per scontato che l’autore dorma a casa di qualche amica o che si smaterializzi in aeroporto per ricomporsi magicamente nel letto di casa sua.

13: PASTI

Se l’autore vi ha avvisato di essere vegetariano, portarlo in un locale dove fanno solo hamburger per poi cadere dalle nuvole e fare sorrisetti imbarazzati davanti al menù, non trasformerà la carne in tofu. E il motivo è che non siete Gesù. Che anche lui poi, perlopiù faceva questa cosa con acqua e vino.
Che si sappia, i vangeli non registrano miracoli con la carne macinata.
P.S. A questo proposito: sì, anche il prosciutto è carne.

14: L’AUTORE NON E’ UN CLOWN

Spesso mi è capitato in Italia che il pubblico si aspetti che l’autore sia un clown e che abbia tutto un repertorio per intrattenere i bambini. Non è così. Ancora una volta, è necessario che i bambini ne conoscano i libri proprio perché l’unico intrattenimento è il piacere della compagnia di una persona di cui hai condiviso una lettura, e che ti fa piacere sentire parlare.
Detto questo ci sono gli autori che cantano, quelli che suonano, quelli che animano una marionetta e ne ho anche conosciuto uno che faceva il prestigiatore.
Ma questa rimane l’eccezione, non la norma.

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