Quando ho saputo che Licia Licari stava per partire per Roma per assistere al workshop di Julia Sardà, ho pensato subito: “Voglio un resoconto!”
Così, qualche settimana dopo, eccolo qui per me e per voi.
A cura di Licia Licari
Ho scoperto i lavori di Julia Sardà, illustratrice, concept artist e character designer, circa due anni fa ed è stato subito amore, quel tipo di amore che i fiori di zucca in pastella sanno ispirare alle masse, per rendere l’idea. Se non la conoscete ancora ecco un’interessante intervista del 2013 in inglese.
Nello specifico apprezzo e ammiro: lo stile dei personaggi, la gestione della luce e dell’ombra, le palette, le inquadrature teatrali, la combinazione di forme piatte e scolpite con una colorazione che sembra tradizionale, il tocco retrò ma non troppo del tutto…ma potrei continuare e vi annoierei.
Insomma, lo scorso anno una volta scoperto che IDEA Academy stava proponendo un workshop di illustrazione digitale con lei come docente, chiesi immediatamente tutte le informazioni e scambiai tutte le mail del caso con Vanessa, la gentilissima, disponibilissima e pazientissima manager coordinator dell’accademia.
Purtroppo nel 2014 le mie conoscenze o capacità nell’uso del mostro a infinite teste che (per me ancora) è photoshop si limitavano all’apertura e chiusura in supervelocità dello stesso.
Abbandonai l’idea per paura di fare il salto parecchio più lungo del mio metro di gamba, con la speranza che riproponessero il corso in un futuro prossimo e benevolo.
E così è stato: quest’anno con un pizzico di conoscenze, sufficienti almeno ad evitarmi una crisi di nervi, non ho esitato ad iscrivermi ai tre giorni di workshop intitolato “Come diventare un illustratore professionista” dall’11 al 13 Settembre.
Che dire? worth the wait AND the money. Julia (la cui J si pronuncia come nel francese jambon, non come nello spagnolo julioiglesias1 ) è un’insegnante generosa e disponibile, oltre ad essere una ragazza bella come il sole.
Il primo giorno dopo le imbarazzanti brevi ma non troppo presentazioni di rito2, Julia ha affrontato il tema della commissione: come analizzare il testo su cui ci viene richiesto di lavorare e come muovere i primi passi verso la ricerca di un’atmosfera e di uno stile consono alla storia, all’epoca in cui è ambientata e all’autore da rappresentare.
Si è parlato dell’assoluta necessità di references e di ispirazione da cui partire per progettare in modo funzionale un lavoro di cui essere soddisfatti. Julia ci ha presentato quattro possibili testi da illustrare, di diverso genere e per audience di diverse età: “Alice nel Paese delle Meraviglie”, “The Lizsts” di Kyo McLear, “The Wolf’s Secret” di Myriam Dahman e Nicolas Digard,, e l’inquietante racconto “A Sound Like Someone Trying Not To Make A Sound”3 tratto da “A Widow for One Year” di John Irving.
Ci ha anche dato la sua opinione in merito a come e cosa illustrare: una volta capita la struttura del testo, al momento di pianificare le tavole lei inserisce (oltre ovviamente ai momenti chiave) anche scene magari poco importanti ma che ha immaginato in modo vivido. Crede che questo arricchisca la storia e renda la narrazione più “personale”, meno ordinaria e mediocre. Pensa che questo approccio porti all’illustratore some kind of happiness, anche quando magari la storia da illustrare non è proprio nelle nostre corde.
Nel pomeriggio Julia ci ha spiegato il suo procedimento di lavoro in Photoshop, come, perché e con che strumenti fa le sue magie, disegnando di fronte a noi passo passo un personaggio de “La Fabbrica di Cioccolato”. In Photoshop nel senso che lei dalle bozze al prodotto finale, realizza tutto con quel programmone. Non ha bisogno di altro.
Una delle tavole per “La fabbrica di cioccolato”
Il secondo giorno, dopo averci consegnato i testi da illustrare, in seguito ad una breve4 ricerca di reference siamo passati a sketchare i personaggi principali della storia scelta per poi provare il metodo di colorazione di Julia seguiti da lei. Per farvi capire il livello di disponibilità e gentilezza di questa fantastica ragazza basta dirvi che ha passato a tutti gli studenti proprio i suoi pennelli, proprio quelli preferiti con cui lavora, proprio quelli con cui ha realizzato le illustrazioni pubblicate nei libri!5
Ci ha mostrato anche una registrazione di un making of di una tavola, in tempo reale. Un’ora e venti ed ecco comparire una piccola pittorica meraviglia in formato .PSD.
Il terzo ed ultimo giorno, scelto il passo che ci ispirava illustrare abbiamo abbozzato varie composizioni per la nostra illustrazione e consigliati da Julia abbiamo scelto la più incisiva, apportando poi le eventuali modifiche che il suo occhio critico suggeriva. Quindi siamo passati alla colorazione, sempre aiutati da lei al bisogno.
Mi sono trovata benissimo da Idea, Julia e tutto lo staff della scuola sono stati preziosi, e così la classe di illustratori-studenti che si è venuta a creare. Ci siamo dati una mano a vicenda, è stata una ventata di motivazione e stimoli.
I workshop, almeno per me, sono sempre una prova da affrontare e poi da digerire. Non li vivo proprio a cuor leggero, ma credo sia così per la maggior parte di noi partecipanti. Significa mettere in discussione le proprie capacità e i propri mezzi, scegliere cosa prendere e cosa scartare da quanto ci viene raccontato, quindi riconoscere di cosa si ha bisogno e cosa invece è di troppo.
Non è cosa facile e immediata, ed essere allieva in un mare di allievi che ai miei occhi sfornano cose brillanti può alzare il livello d’ansia. Sicuramente alza il mio, ma ne vale la pena.
Credo che proprio per via del fatto che i workshop sono (quando benfatti) così tosti valga la pena affrontarli, in sostanza sono come i pezzi di fungo in Alice6, da maneggiare con cura perché aggiungono e modificano qualcosa, ti fanno crescere molto in poco tempo in un ambiente di scambio ideale. Non smetterò mai di consigliare a tutti quelli che vogliono imparare di partecipare a quanti più possibile, e a questo con Julia Sardà se potrete iscrivervi la prossima volta che verrà organizzato, non esitate!
Note
1 Interessante che io le abbia chiesto la corretta pronuncia del nome giusto l’ultimo giorno. Finita la lezione. Nell’atrio della scuola. Comunque ho continuato a chiamarla Giulia per tutto il tempo e nella mia testa continuo a farlo, quindi avete la mia benedizione se volete leggere Giulia “Julia”.
2 Nel peggiore inglese della mia vita, per quanto mi riguarda. Se dovessi giudicare, e in cuor mio lo faccio eccome, siamo a livello shish proprio.
3 Julia è un eccezionale racconta-storie, ha venduto questo racconto così bene che nonostante io odii l’horror, la suspance e tutto ciò che metta l’ansia, ho preferito questa storia alla famiglia di psicotici. Je ne regrette rien.
4 Per necessità, ma nella Vita Vera lei ci ha svelato che potendo si prende anche tre interi giorni. Preferisce documentarsi bene prima e velocizzare un po’ l’esecuzione poi, perché crede che il lavoro sia qualitativamente superiore se alla base ha una buona ricerca per la costruzione “del mondo” dell’illustrazione in oggetto.
5 Proprio loro! davvero!!questa cosa entusiasma solo me? Per quanto riguarda i libri illustrati da lei, Julia ci ha spiegato che forse, grazie a manovre di case editrici, in futuro potremo trovarli anche in Italia! Evviva il futuro!
6 O in Super Mario.
Ciao! Ho scoperto da poco questa bravissima illustratrice e mi piace tantissimo come modula le diverse texture dei pennelli in Photoshop. Ho letto che vi ha permesso di utilizzare gli stessi suoi pennelli e quindi volevo sapere se era possibile anche a me reperirli o comunque trovarne di simili. Mi piacerebbe molto sperimentare un po’ anche a me.
Grazie mille nel frattempo.
(Adoro i tuoi articoli, sono davvero utilissimi!)
Camilla
Ciao Camilla,
grazie per i complimenti, fa sempre piacere :)
Io non ho partecipato al suo workshop, spero di riuscire la prossima volta che viene a Roma. So che i pennelli li dà a chi partecipa, infatti non li ho.
Se non ricordo male non sono esattamente fatti da lei, sono un insieme di pennelli scaricati che ha riunito in un kit.