A cura di Laura Guglielmo
Essere appassionati di Storia è un grosso problema. Basta una curiosità insignificante per essere trascinati nella spirale infernale delle ricerche correlate. E partire dal funzionamento del motore Rolls-Royce Merlin (il cuore di moltissimi aerei alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, celebre grazie al Supermarine Spitfire) mi ha portato inaspettatamente a riscoprire un illustratore meraviglioso, con l’occhio del cronista e la mano dei migliori acquerellisti del secolo scorso.
Di Hans Liska sapevo poco e niente. Lo conoscevo di nome, e avevo visto alcuni suoi lavori confezionati diligentemente per Mercedes. “Bei disegni di macchine” mi ero detta, “Niente di che”. E non avevo indagato oltre.
Ma che errore! I suoi taccuini di guerra sono una perla.
Liska è stato al fronte (anzi, su diversi fronti: da Creta alla Francia alla Russia), e quaderno alla mano ha raccontato macerie, combattimenti e persone.
Scorro i suoi schizzi incantata: linea nervosa, che cerca al tempo stesso movimento e volume, e che mai rinuncia al dettaglio anche nel gesto incalzante. Colori spontanei, composizione istintiva e che non perde mai l’equilibrio e l’eleganza, non importa quanto la scena sia concitata.
L’artista viennese, classe 1907, è stato uno dei disegnatori favoriti dell’Asse, ma le sue immagini propagandistiche non reggono il confronto con la freschezza dei piccoli studi a grafite e gouache: quando Liska si sforza di rendere eroica la guerra l’incantesimo si spezza, e le scene diventano artefatte, i soldati sono anonimi superuomini, i cieli fosforosi sono percorsi da scie di mortaio perfettamente allineate.
La sua finezza si perde completamente.
Nei lavori meno ufficiali (e meno retorici) c’è però qualcosa delle inquadrature che mi ricorda la grazia ordinata della guerra di Cecil Beaton, fotografo di moda e non solo che in epoca bellica ha rivolto il suo obbiettivo all’Inghilterra ferita dal Blitz, ma con molto più dramma e meno silenzio.
Liska è un cronista vero, e la sua opera, oltre a essere una splendida miniera di pose forti e naturali, è un ritratto sincero e attento dell’ultimo conflitto mondiale.