“Perchè essere un anticonformista come tutti gli altri?” Il libro (vintage e irriverente) di Elissa Jane Karg

“Perchè essere un anticonformista come tutti gli altri?” Questa era la didascalia di una vignetta di James Thurber pubblicata su un numero del New Yorker nel 1958.
Dieci anni più tardi, quando questa domanda era divenuta davvero un tema scottante, l’allora sedicenne Elissa Jane Karg scriveva e illustrava “How to be a Noncoformist” (“Come essere un anticonformista”) e possiamo dire che nel 2013 la sua opera resta una lettura più attuale che mai.
Fa ancora sorridere e riflettere.
Cos’è in fondo l’anticonformismo?
Pensare diversamente? Agire diversamente? Vestire diversamente?

E non è forse l’anticonformismo una tematica legata a doppio filo con la creatività e l’essere “artista”?
Mi sono trovata a riflettere su quanto certi comportamenti “da artista” o anche solo più genericamente “da creativo” possano essere veri o studiati quasi a tavolino.
Esempi:
Il creativo porta un paio di occhiali color arancio o verde acido o molto rettangolari o rotondi.
Il creativo porta cravatte inguardabili per la maggior parte della popolazione oppure il farfallino.
Il creativo mangia macrobiotico/vegetariano/vegano/solo cucina etnica.
Il creativo deve avere i capelli tinti.
Il creativo porta lo smalto anche quando è uomo.
Il creativo è più intelligente della media, per questo ha comportamenti strani e sta agli altri capire le sue paturnie.

Queste sono solo alcune delle sciocchezze-cardine che mi trovo a sentire/leggere un po’ dappertutto.
Anche se è vero che i cliché si basano su standard realmente presenti, questi cadono troppo spesso in un’etichettatura, che ovviamente sminuisce la persona e svilisce qualunque concetto di creatività.

Ma visto che questo post non nasce per scrivere le mie riflessioni su persone dubbie che utilizzano la loro “creatività” per sembrare speciali a ogni costo al resto del mondo, preferisco riportarvi le scansionil libro di Elissa Jane Karg, che ho trovato su questo articolo.
Purtroppo, attualmente, il libro è pressoché introvabile e soprattutto è fuori produzione (non potrebbero valutare almeno una riedizione, mi chiedo?)

Vi lascio alle scansioni del libriccino, a tutta la sua dissacrante attualità; sono sicura che a distanza di quasi mezzo secolo sorriderete, come me, pensando a quanto potrebbe essere stato scritto e illustrato la scorsa settimana. L’ho tradotto nelle didascalie per chi non mastica l’inglese.

 

“Come essere un anticonformista” di Elissa Jane Karg
“Tutti vogliono essere “in” al giorno d’oggi e l’unico modo di essere “in”
al giorno d’oggi è essere un anticonformista. Essere anticonformista è un’arte.
Ci sono un modo giusto e uno sbagliato di di praticare quest’arte.
“Segui questi step e potrai essere un vero anticonformista…”
“I ragazzi anticonformisti portano i capelli lunghi e le ragazze anticonformiste
li portano corti. Le frange sono così lunghe che
la probabilità che abbiano gli occhi
è discutibile.”
“Una ragazza comunque, non sarà condannata per i capelli lunghi.
Certe persone devono essere diverse.”
“Gli anticonformisti portano orecchini. (I ragazzi non più di uno.)
“Uno pseudo anticonformista può essere facilmente riconosciuto
dagli orecchini senza buco.

 

“Quando sono richieste le scarpe, gli anticonformisti indossano sandali.
Anche durante l’inverno. Un vero anticonformista preferisce i sandali alla romana,
ma non importa davvero finché avete le dita dei piedi fredde.
“Evitate i calzini. Sono il tradimento fatale dell’anticonformista fasullo.”
“Status è possedere una vecchia MG, ma se non ne possedete una
è figo a nche lamentarsi amaramente della mancanza di finanze.”
“Gli anticonformisti sono cinici e curiosamente/regolarmente negativi.”
“Gli anticonformisti sorridono solo sarcasticamente e sardonicamente.”
“Il sommo obbiettivo di un anticonformista autentico è essere socialmente inaccettabile.”

 

“Gli anticonformisti provano un particolare orgoglio nel cantare
canzoni tetre che nessuno capisce… inclusi loro stessi.”
“Gli anticonformisti collezionano zuppe in lattina di Campbell come oggetti d’Arte”
(Campbell’s è un marchio famoso in USA per prodotti in scatola)
“Gli anticonformisti protestano… per tutto.”
“Esibire i tuoi quadri alla mostra del paese è prestigioso. E’ ancora pi di prestigio
se non ne vendi nessuno perché nessuno li capisce.”
“Tutti gli anticonformisti si considerano artisti. Il realismo è assolutamente out.
Più è astratto un quadro meglio è.”
“Gli spiccioli sono particolarmente efficienti se nessuno ti assumerà
perché hai i capelli troppo lunghi.”
“L’uniforme di un ragazzo anticonformista consiste in pantaloni stretti,
una camicia floreale e giacca, e qualunque cravatta che stoni.”
“Ed ecco fatto. Seguite questi step e potrete essere dei veri anticonformisti…”
“Come chiunque altro.”

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  1. Quanto sono d'accordo con questo post e ovviamente anche con le immagini.
    Alla fine sembra che l'anticonformismo sia diventata una nuova forma di conformismo.
    A volte qualcuno che mi vede e vede come sono vestita pensa che io sia seriosa.
    Poi ci sono le persone che mi sentono parlare, sentono quello che dicono e mi dicono: "Ok, tu non sei normale."
    Una mia amica mi ha detto che io sarei anormale in qualsiasi parte io vada.
    Però non lo faccio apposta, non è che agisco in questa maniera proprio per essere diversa dagli altri.
    Agisco così perché così sono io
    Quando ero piccola, il mio modo di essere è stato fatto molto pesare e io me ne vergognavo.
    Poi crescendo, ho capito che non c'è nulla di cui vergognarsi e che la mia diversità è la mia ricchezza.
    Per questo mi piacciono le persone genuinamente strane, diverse perché ognuno di noi ha una sua particolarità, un suo modo particolare di essere.
    Alla fine io sono io e così come sono penso, agisco…
    Sono una persona assolutamente imperfetta e lo riconosco.
    Un bacione.

  2. bellissimo!!!e la cravatta che stona è il perfetto doppio della montatura colorata e inoltre i pantaloni stretti e le canzoni tetre sono tornati come 2 punti fissi di cui non poter fare a meno..!! ^..^

  3. Io ho sempre pensato che bisogna diffidare sia dalle persone "conformiste" che da quelle "anticonformiste", perché volontariamente si vanno ad ingabbiare in stereotipi, si "massificano" spontaneamente… ed è una cosa tristissima.

    Detesto il fatto che qualsiasi cosa io faccia, ci sarà sempre qualcuno a dirmi che faccio così perché voglio "fare come gli altri" o perché voglio "fare l'alternativa".
    Esempi:
    se provo a dire che, secondo me, alcuni artisti contemporanei pensano unicamente a fare soldi iniziano con "ah ma tu non capisci nulla, confondi l'arte con la tecnica, sei antica e conformista blablabla" [quando invece basterebbe dialogare un pochettino per capire che non è affatto così e che mi piacciono ad esempio anche astrattisti o altra roba non prettamente leonardodavinciosa].
    Se provo a dire che odio certe feste come natale o carnevale, o anche il semplice fatto del non esser cattolica, iniziano con "aaah ma tu lo fai solo perché devi fare l'alternativa, non può non piacerti, fai finta per sembrare figa e particolare" [quando invece altre feste come pasqua o il giorno dei morti mi piacciono].

    Non posso manco permettermi il lusso di dire che odio andare a mare e che l'ultima volta che ci sono stata avevo 12 anni [mentre si sta parlando di vacanze] che mi trattano come se volessi farmi notare, boh. Però poi se dico che trovo i dilatatori esteticamente osceni, sono "quella che non ne capisce niente, antiquata".
    Insomma, l'uomo ha il bisogno di incasellare tutti in categorie a tutti i costi, senza rendersi conto che l'umanità "sana" è variegata. Poi ci sono e ci saranno sempre persone a cui fa piacere sentirsi parte di un gruppo in cui tutti fanno le stesse cose, ma normalmente, idealmente, dovrebbero essere la minoranza.

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