Aspetto la mia settimana a Sarmede con trepidazione per tutto l’anno. Per un illustratore, o anche solo un amante di questo mondo, è un appuntamento imperdibile.
Ritagliarsi qualche giorno per un corso alla Scuola Internazionale di Illustrazione per l’infanzia è indispensabile: mi sento male se anche solo penso al fatto che non potrei andarci.
Ricordo ancora la prima volta che sono arrivata al Paese della Fiaba: mi era sembrato di entrare in un’altra dimensione. Per chi non ha mai avuto la possibilità di vedere quei posti, vi assicuro che farci un corso è qualcosa di magico. Sarmede è un piccolo paesino immerso nel verde e nei colori. Si vive a stretto contatto con la natura, senza i vari stress della vita di tutti i giorni. Sembra quasi di abbandonare il mondo contemporaneo e la realtà per entrare in un libro illustrato: credo che fare un laboratorio in un posto differente renderebbe l’atmosfera decisamente diversa. L’aria che si respirerebbe non sarebbe così ispiratrice.
Buona parte del clima di relax e ispirazione, oltre ai paesaggi mozzafiato, si deve anche alle persone che a Sarmede (e a Montaner e Rugolo) ci vivono e che ogni anno accolgono milioni di corsisti.
Sembra pazzesco ma in pochi giorni gran parte del paese ti saluta per strada, la gente al supermercato ti chiede com’è andato il corso quel giorno, il barista ti offre da bere. L’accoglienza è incredibile! Cosa che di solito nei piccoli paesi non accade. Qui “il timore dello straniero” o la “chiusura” che si attribuisce, magari anche erroneamente, ai piccoli centri montani non sembra esserci.
Ovviamente questo è il mio punto di vista, qualcuno può anche pensarla diversamente. :)
Finita la pubblicità gratuita al Comune di Sarmede (rileggendo quanto scritto mi sembrava uno spot per passarci le vancanze :) … scusate!), veniamo all’argomento centrale di questo articolo: il corso.
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Illustrazione di Octavia Monaco |
Di solito, quando scelgo un corso, tengo conto dei miei gusti e delle tecniche che mi piace usare, ma anche di cose nuove che vorrei approfondire. Quest’anno ho frequentato il corso avanzato tenuto da Octavia Monaco: in questo caso tutto quello che ho detto di cercare potevo trovarlo. Stimo e ammiro Octavia come artista (e ora anche come persona), la tecnica da adottare per i lavori era abbastanza libera (nel senso che ognuno poteva concentrarsi sulle sue inclinazioni e preferenze, anche se poi si ovviamente è possibile osservare i lavori degli altri e imparare tante cosine nuove).
Il tema principale del corso era però lo sviluppo di uno storyboard ed è questo il motivo per cui mi sono iscritta: ho sempre lavorato sullo storyboard da sola, documentandomi per conto mio. Sono un’autodidatta e quindi sentivo proprio il bisogno di seguire un corso che mi lasciasse qualche indicazione precisa su come si dovrebbe farlo, su cosa metterci, su cosa tener conto nella sua elaborazione.
In questo devo dire che il corso è stato molto istruttivo, ma anche molto sfibrante: realizzare uno storyboard fatto bene è davvero un lavoro faticoso; Octavia poi è una persona a dir poco esigente, quindi le cose andavano fatte e rifatte tante tante tante tante volte. Si arrivava in alcuni momenti ad attimi di vera disperazione, e non scherzo. I corsi a Sarmede durano solo una settimana, ma sono molto intensi: si lavora dalle 9 alle 19 e in alcuni frangenti la stanchezza si accusa davvero.
La stanchezza poi, solitamente, si associa anche alla tensione per le scadenze da portare a termine entro la settimana: partecipando ai corsi della scuola di Sarmede è possibile realizzare infatti degli elaborati per la selezione della Mostra Internazionale di Illustrazione.
Solitamente, se non si riesce ad ultimarli è possibile completarli a casa e spedirli in seguito; quest’anno però c’era una novità perché alcuni corsi avanzati (tra cui il mio) partecipavano ad un ulteriore concorso: la possibilità di illustrare un libro per la Kite Edizioni e le due tavole per la selezione dovevano essere consegnate al termine della settimana. Vi dico solo questo: abbiamo lavorato intensamente sullo storyboard fino a mercoledì pomeriggio e sulle tavole si è iniziato a lavorare da giovedì ….. che fatica!!!! ci son stati attimi di panico! Della serie “moriremo tuttiiiii!!” Ahaha.
Un’altra cosa interessante sulla Mostra di Sarmede è che ogni anno si lavora su un tema e in particolare sulle fiabe di qualche Paese. Quest’anno il paese scelto è l’India. Non so se riuscite a immaginare quanto vasta è la cultura indiana: beh è vastissima. Appunto. La storia che dovevamo illustrare, scritta da Luigi Dal Cin, ripercorreva un po’ tutta la storia dell’India, dall’induismo con le varie divinità, al buddhismo, agli eventi storici più importanti, dal dominio straniero a Gandhi. Il tutto come per raccontare un cammino alla ricerca della libertà e dell’amore. Una storia che non ho trovato facile da illustrare, lo ammetto; ricca di simbolismi e di emozioni, momenti di spiritualità e stati d’animo da rappresentare: ma proprio questo deve saper fare un illustratore. Deve saper andare oltre il didascalico ed essere in grado di immaginare visioni alternative: credo che alla fine lo sforzo mi abbia portato a soluzioni interessanti.
Credo quindi che lo stress che ho provato in questo corso sia da attribuire anche alla storia su cui dovevamo lavorare. Il rapporto che si instaura con gli altri corsisti però è talmente forte e genuino che anche la fatica e lo stress sembrano divertenti: stando a contatto tutto il giorno con gente che come te disegna, dipinge, ragiona su una storia si creano dei legami incredibili. Non so se per voi è lo stesso, ma per me il lavoro dell’illustratore è qualcosa di solitario: io lavoro nel mio studio da sola, con la musica nelle cuffie e vivo le mie illustrazioni in solitudine. Durante questi corsi invece si collabora, ci si scambia i materiali, ci si dà consigli, si osserva come lavorano gli altri.
Ora, io non rinuncerei mai alla mia solitudine quando creo, ma ogni tanto è bello anche entrare in contatto con altre persone in modo fisico, perchè gli stimoli che si ricevono sono magnifici! E poi i legami non finiscono con la giornata al corso: si condivide l’alloggio, si esce e ci si diverte (anche se i paesini non sono molto vivi lì; se venite da una grande città, vi sembrerà di tornare indietro nel tempo, vi avviso).
Poi il culmine dell’allegria si raggiunge nel venerdì sera: con la cena di fine corso, insieme anche agli studenti impegnati in altri corsi, agli insegnanti e agli amici della Fondazione: che dire, si cena in allegria, si beve vino e ci si diverte. In seguito si raggiunge la casa di Stepan Zavrel (il fondatore della scuola, per chi non lo sapesse), che si trova in mezzo al verde, sulle colline, e che è un qualcosa di davvero stupendo e indescrivibile. Lì si prosegue la festa, in una cornice a dir poco meravigliosa, tra muri affrescati, luci soffuse, natura, lucciole e musica.
Io mi fermerei qui. Non aggiungerei altro.
Ci tengo a precisare che con questa recensione non intendo fare pubblicità a nessuno: ho voluto solo descrivere la mia esperienza e fare un breve diario per condividere con voi un po’ di quello che ho vissuto in questa settimana e in questi anni in un luogo dal qualche ho ricevuto davvero tanto.
Vi lascio con una frase di Bruno Munari
L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi. (da Munari 80)
Alla prossima
Anna